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Steve Gunn – Music For Writers: Ambient music per spazi all’aperto :: Le Recensioni di OndaRock

Nei quattro anni che separano “Music For Writers” dal precedente progetto solista “Other You”, Steve Gunn ha disseminato vari dischi in collaborazione con Ryley Walker, Amby Downs e David Moore. Ed è proprio dal progetto condiviso con quest’ultimo (“Reflections Vol. 1: Let The Moon Be A Planet”) che trae ispirazione il nuovo album dell’ex-chitarrista della band di Kurt Vile (i Violators).

Il titolo dell’Lp, “Music For Writers”, tradisce il legame con l’ambient music di Brian Eno, ma la natura delle suggestioni strumentali di queste dieci tracce è ben più ampia. Lo stile meditativo di William Tyler, il crepuscolare minimalismo di Satie, uno stile fingerpicking intriso di blues, drone music sposata a field recording e una sapiente improvvisazione figlia di esotismi sonori orientali si fondono in un avventuroso distillato di colta e spirituale new age. Non quella teoretica che imperversava nei salotti di vecchi rocker annoiati, ma quella legata al marchio Windham Hill e alla musica American primitive.
Registrato tra New York, Berlino e la Lettonia, l’album di Steve Gunn cattura l’essenza della musica ambient con uno stile descrittivo elegante, sottile, flebile.

Che questo sia il primo album privo di elementi narrativi e dunque completamente strumentale è senz’altro spiazzante. Il musicista americano si concentra sui luoghi e sui paesaggi, arrivando perfino a confondere le acque con sonorità chitarristiche che emulano un dulcimer, il ronzio del vento e un mandolino, mettendo sullo stesso piano suoni naturali e musica.
L’elettronica si fonde con la pedal steel per una delle pagine più ariose, “Sky (debesis)”, agita le dolci movenze di “Park Entrance” e funge da collante tra le varie anime del disco nel vaporoso drappeggio di note cristalline e synth svolazzanti di “Mossy Stump”.

“Music For Writers” non è un album ambient-folk qualsiasi. La padronanza tecnica e la raffinata arte delle composizione di Steve Gunn regalano autentiche perle, come la lunga “Safety”, che frantuma gli ultimi residui folk per un ambizioso viaggio cosmic-country, in netto contrasto con la breve pagina pastorale di “Snow/Water” o le antitetiche divagazioni di “Cat” e “Dog”: esotica e impalpabile la prima, più malinconica e inquieta la seconda. Questa è ambient music per spazi aperti, per luoghi tanto reali quanto onirici.
A un ascolto fugace e distratto queste dieci tracce potranno apparire ordinarie, ai più attenti e temerari non sfuggiranno la potente architettura sonora di “Slow Singers On The Hill” e l’enorme flusso armonico di “Pedvale Sunrise”, due brani che non hanno molti eguali nella produzione ambient-Americana.
“Music For Writers” è l’album giusto per disintossicarsi dal fragore dell’estate e riscoprire il piacere della musica come espressione dell’anima.

02/09/2025




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