Cultura

Steve Gunn – Daylight Daylight

Ci sono atmosfere rarefatte in queste sette canzoni del nuovo album del chitarrista americano, che continua il suo nuovo viaggio verso questi lidi più morbidi rispetto alla prima parte della sua produzione, che inizialmente si concentrava su toni più ritmici di un’americana on the road mentre da un pò di tempo a questa parte, il focus è più riflessivo, intimo, intenzionalmente delicato.

Registrato con un ristretto gruppo di collaboratori, imbastito con partiture avvolgenti e permeanti, ” Daylight Daylight” forse ,come suggerisce questa ripetizione nel titolo, allude ad una maggiore chiarezza interiore, dove il tema enorme del passare del tempo scorre esemplare e si rimane in una indulgente situazione di piacevole contemplazione delle proprie percezioni.

Credit: Stephanie Nicole Smith

Gunn pesca dal repertorio folk americano. spaziando dal pastorale al psychedelico, dando sempre l’impressione di una certa confidenza, ma confondendo la passione con la personalità a lungo andare; ne esce un album piuttosto piatto, poco pervasivo, con un’aderenza poco efficace soprattutto nell’interpretazione vocale del leader, che a discapito di un buon contesto produttivo e di una sentita coralità dei musicisti, non riesce a lasciare quasi mai il segno durante l’ascolto.

Ogni tanto ci prova con qualche deviazione tipo gli archi orientali di zeppeliniano ricordo alla “Kashmir”, per esempio in “Loon”, ma poi torna quel mood soporifero a cui evidentemente questo “Daylight Daylight” deve attenersi e da cui purtroppo non riesce a sfuggire, ma la luce si vede poco, neanche se annunciata due volte.


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