Stellantis “premia” Tavares: 35 milioni di euro tra compensi e buonuscita. La Fiom: “E gli operai sono a casa”
I ricavi sono calati del 17% e l’utile netto è crollato, ma Carlos Tavares si porta comunque a casa 23 milioni di euro di compensi per il peggior anno nella storia di Stellantis. E all’ex amministratore delegato, allontanato a fine novembre, verranno corrisposti anche altri 12 milioni di euro di buonuscita che verranno pagati nel corso di quest’anno. Il via libera è arrivato dall’assemblea degli azionisti della casa automobilistica – presente il 72,4% del capitale – con il 66,9% dei voti a favore e il 33% di contrari. Un terzo, quindi, si è opposto alla politica di remunerazione dei manager.
“Vengono premiati quelli che hanno determinato il disastro, i lavoratori invece sono in cassa integrazione. È una responsabilità quella che si sta assumendo la proprietà”, ha attaccato il segretario della Fiom-Cgil Michele De Palma. Ad avviso del leader sindacale il rapporto tra i lavoratori e l’azienda è “a un punto di collasso, perché la maggior parte dei lavoratori è in cassa integrazione” mentre si decidono compensi milionari per chi ha decretato il “fallimento industriale e lavorativo” dell’azienda.
“Il 2025 probabilmente sarà ancora peggio del 2024 a livello di produzione, di ammortizzatori sociali e di occupazione – continua – Gli utili invece che arricchire ulteriormente manager e azionisti, dovrebbero essere utilizzati per gli investimenti in innovazione tecnologica, in ricerca e sviluppo e per aumentare il salario dei lavoratori”. Nei primi tre mesi del 2025, Stellantis ha prodotto appena 109mila veicoli in Italia, oltre un terzo in meno dello stesso periodo dello scorso anno. E durante l’assemblea degli azionisti, John Elkann – al quale sono andati quasi 3 milioni di euro per il 2024 – ha avvisato che si prevede un periodo difficili a causa del “percorso irrealistico di elettrificazione” e dei dazi “dolorosi” imposti da Donald Trump. Due aspetti che, a suo avviso, mettono “a rischio” l’industria automobilistica.
La Fiom-Cgil ha lanciato una campagna per l’integrazione al reddito per le lavoratrici e i lavoratori sui cui salari pesano negativamente gli effetti della cassa integrazione: “Il presidente Elkann deve assumersi le sue responsabilità verso le lavoratrici e i lavoratori italiani e presentare un piano industriale che rimetta al centro il lavoro e l’industria dell’auto – ha concluso De Palma – Il governo non può più stare fermo, convochi Elkann e le organizzazioni sindacali a Palazzo Chigi”.
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