Trentino Alto Adige/Suedtirol

Stava, 40 anni fa la colata di fango che cancellò 268 vite. Lucchi: «Non fu una disgrazia, fu incuria» – Cronaca



BOLZANO. Era ora di pranzo a Stava. Mezzogiorno quasi spaccato: le 12, 22 minuti e 55 secondi del 19 luglio 1985. Graziano Lucchi immaginava che fossero in casa, a tavola, mamma e papà. Era vero. «Sarebbe bastata un’altra idea, che so, partire la mattina per una passeggiata…».

Invece no. Bruno e Elodia lo avranno sentito quel tuono lungo e profondo, come il respiro del bosco, arrivare giù verso di loro. Un destino. Poco dopo una telefonata giunse a Bolzano: “Graziano, è successo qualcosa lassù, corri…”. Lui lavorava all’Unione commercio, dirigente. Ma anche volontario della Croce Bianca. Uno abituato a muoversi in fretta. Ma la fretta, questa volta, non è servita a niente.

Il 19 luglio una gigantesca colata di terra, acqua e fango è corsa a 90 all’ora inghiottendo qualunque cosa viva sul suo cammino: 268 morti. Graziano Lucchi non ha potuto far altro che guardare. Sotto c’erano mamma e papà. Con loro, tra gli innumerevoli altri, sette altoatesini scomparvero, tre di Bolzano e quattro di Merano. Si seppe poi che l’onda di fango era stata originata dal crollo improvviso di due discariche minerarie. Perché erano lì? Perché hanno ceduto? «Non fu una disgrazia, fu incuria», dice oggi il figlio di Bruno e Elodia.

Oggi a Tesero per commemorare le vittime arriverà anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

L’intervista di Paolo Campostrini a Graziano Lucchi sull’Alto Adige oggi in edicola.




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