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Stato di diritto, Ungheria sempre più isolata in Europa

BRUXELLES – L’isolamento dell’Ungheria in Europa si è fatto ieri più palese. Venti Paesi membri (non l’Italia) hanno firmato una lettera aperta in cui hanno chiesto alla Commissione europea di valutare tutti gli strumenti a disposizione per sanzionare Budapest, la quale ritengono sia in violazione dei principi europei. Sul tavolo, c’è la recente decisione del governo presieduto da Viktor Orbán di mettere al bando, nei fatti, le sfilate organizzate dalle persone LGBTQ

«Siamo profondamente preoccupati per le recenti leggi e gli emendamenti che compromettono i diritti fondamentali delle persone LGBTQI+», si legge nella lettera. Il rispetto dei diritti umani, compresi quelli delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender, sono «inerenti all’appartenenza alla famiglia europea». I paesi firmatari hanno chiesto alla Commissione europea «di rapidamente fare uso delle norme relative allo stato di diritto», nel caso le leggi ungheresi non fossero modificate.

A firmare la missiva sono stati Paesi membri provenienti da tutta Europa e guidati da governi sia di destra che di sinistra, in alcuni casi anche tradizionalmente cattolici. La lista comprende l’Olanda, la Francia, la Germania, il Belgio, la Danimarca, l’Estonia, Cipro, Malta, la Finlandia, l’Austria, la Repubblica Ceca, la Grecia, la Spagna, l’Irlanda, la Lettonia, la Lituania, il Lussemburgo, il Portogallo, la Slovenia e la Svezia. Mancano all’appello sei paesi (escludendo l’Ungheria), tra cui l’Italia.

Si rimprovera a Budapest di avere adottato una legge che ostacola l’organizzazione di sfilate omosessuali. Il testo consente alle autorità di utilizzare programmi di riconoscimento facciale per identificare le persone che organizzano l’evento o vi partecipano. In aprile, il parlamento nazionale ha anche approvato delle modifiche costituzionali le quali stabiliscono l’esistenza di soli due sessi, maschile e femminile.

La lettera è giunta mentre cresce il malumore nei confronti dell’Ungheria. Oltre alle scelte nei confronti degli omosessuali, il governo Orbán ostacola l’adozione di sanzioni contro la Russia ed è oggetto di indagini da parte della Commissione europea sul fronte dello stato di diritto. Ieri qui a Bruxelles i ministri per gli Affari europei hanno interpellato la loro controparte ungherese nell’ambito di un confronto sullo stato di diritto effettuato con regolarità paese per paese.


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