Scienza e tecnologia

State of Play o Showcase? Quello che manca davvero ai fan PlayStation è la magia

Per il giornalista Jeff Grubb, Sony avrebbe deciso di tenere un normale State of Play a giugno, e non un più importante PlayStation Showcase. Sul web ho letto i commenti di molti “delusi”, perché – e lo capisco sul piano emotivo – speravano in un evento maggiore e ricco di sorprese al posto dell’ennesimo appuntamento minore.

È a questo punto però che mi sono posto una domanda: da quanto tempo è che non assistiamo a un Showcase davvero memorabile, di quelli che – una volta conclusi – ti lasciano disorientato per la prova di forza dei team di PlayStation? La risposta breve è: da diversi anni, per quanto mi riguarda. L’ultimo Showcase fino ad ora PlayStation lo ha trasmesso a maggio 2023. Ero in volo per San Francisco quando andò in onda, perché dovevo andare a provare lo sfortunato Immortals of Aveum. Ricordo che una volta atterrato corsi subito in hotel per recuperarlo e, una volta terminata la visione, pensai che fu fatica sprecata.

Si trattò di un evento decisamente focalizzato sull’iniziativa multiplayer e live service di Sony, tra le apparizioni di Helldivers 2, di Marathon, Fairgames e Concord (tolto il primo, tutti rigorosamente senza gameplay). Per carità, lo show diede spazio a una bella varietà di produzioni single player da tener d’occhio, come Final Fantasy XVI (si esclusivo, ma di Square Enix), Metal Gear Solid Delta Snake Eater e l’interessante Phantom Blade Zero, ma gli mancò il grande spettacolo a firma PlayStation Studios. Prima di rischiare il linciaggio, sì, diede spazio a un lungo video di gameplay di Marvel’s Spider-Man 2, che però mi lasciò un po’ tiepidino sul fronte visivo, a seguito delle alte aspettative inevitabilmente generate dal precedente trailer con cui il gioco si è presentato al mondo nel 2021 (e la sua non molto chiara scritta “footage captured on PS5”).

Quel primo trailer di Marvel’s Spider-Man 2, che ci svelò la presenza di Kraven e Venom, apparve proprio al PlayStation Showcase del 2021, che vidi a casa di amici carico di aspettative dopo gli eventi-meraviglia dell’anno precedente (tra poco ci arriviamo). Fu uno show che, al netto dei video di gameplay di God of War Ragnarok e Gran Turismo 7, non si confermò brillante in termini di “concretezza”. L’annuncio del remake di Knights of the Old Republic stupì qualcuno, ma ricordo distintamente di aver accolto la notizia con del sano scetticismo, visto il collettivo che avrebbe dovuto svilupparlo (il titolo è poi sparito dalle scene). Purtroppo anche di Marvel’s Wolverine – svelato in quell’occasione – non si vide nulla di concreto, e la cosa fa male dirlo vale ancora oggi, quattro anni dopo.
E giungiamo alle tappe conclusive del nostro percorso, entrambe da ricercarsi nel 2020. L’anno che ha ospitato il debutto di PlayStation 5 lo ritengo, per molti versi, l’ultimo grande “ruggito” di Sony in termini di proposta software, di quelli che fanno tremare la terra. L’anno di The Last of Us Parte 2 e Ghost of Tsushima diede spazio a ben due Showcase, destinati a svelare la console e tanti giochi first party di livello in uscita in rapida successione. Il primo dei due, a giugno, denominato Future of Gaming, fu una bomba, senza mezzi termini. “Lasceremo che siano i giochi a parlare al posto nostro”: dopo aver esclamato queste parole Jim Ryan diede inizio a una carrellata piena di annunci di valore e sorprese, tanto dai team delle prima parti quanto legate ai più importanti partner di PlayStation.

Spider-Man Miles Morales, GT7, Stray, Returnal, Ratchet & Clank Rift Apart, Kena Bridge of Spirits, Astro’s Playroom, Ghostwire Tokyo, Demon’s Souls Remake, Deathloop, Resident Evil Village, Pragmata, Horizon Forbidden West, vennero tutti svelati lì. Il successivo Showcase di settembre fu più un appuntamento di conferma, ma non mancò di sorprenderci con Final Fantasy XVI e col teaser di God of War Ragnarok. Tutto il lungo papiro era per dirvi sostanzialmente una cosa. La natura del prossimo evento PlayStation tutto sommato non dovrebbe importarci più di tanto, perché l’etichetta di Showcase da sola, al giorno d’oggi, non possiamo considerarla un sinonimo di appuntamento memorabile. Personalmente, vorrei soltanto che Sony tornasse a sintonizzarsi col suo pubblico, anche solo con un singolo annuncio – ma di quelli giusti – e un nuovo sguardo ad alcune delle produzioni first party già note. Perché a dirla tutta, in questo momento storico del gaming in blu, non ci servono etichette. Ci serve concretezza.


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