Stangata di Trump sulle auto: “Dazi del 25% su quelle non prodotte in Usa”

Colpo di scena sui dazi legati al settore auto da parte di Donald Trump: il presidente Usa aveva precedentemente dichiarato che avrebbe annunciato le tariffe auto il 2 aprile, giorno in cui si prevede che annuncerà un pacchetto di tariffe reciproche. Tuttavia, all’inizio di questa settimana, aveva accennato a un lancio anticipato per i dazi del settore automobilistico.
L’annuncio sui nuovi dazi
Dopo ore di spasmodica attesa, è arrivato l’annuncio: gli Stati Uniti introdurranno un dazio del 25% su tutte le auto importate negli Usa dall’estero, quindi non prodotte nel territorio degli Stati Uniti. L’immediata reazione di Wall Street all’annuncio della Casa Bianca aveva affondato in queste ore i listini, trascinati giù dai titoli delle auto. Tesla ha lasciato il 5,58%, General Motors il 3,12%.
“E’ l’inizio del Giorno della Liberazione in America”, ha detto il presidente, puntando il dito contro i “Paesi che fanno affari nel nostro Paese e che si prendono i nostri posti di lavoro e la nostra ricchezza“. Ciò avviene dopo che le tre grandi case automobilistiche statunitensi, Stellantis, Ford e General Motors, hanno fatto pressioni con successo per ottenere l’esenzione dai dazi del 25% su tutte le merci provenienti da Canada e Messico che sarebbero dovuti entrare in vigore all’inizio di questo mese. L’esenzione annunciata da Trump consentiva alle auto di entrare esenti da dazi se erano conformi ai termini dell’accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Messico e Canada (USMCA). Trump in seguito l’ha applicata a tutte le merci provenienti dai due Paesi. Tuttavia, è destinata a scadere il 2 aprile, quando Trump potrebbe annunciare tariffe doganali più elevate per i due Paesi e molti altri come parte del suo “Liberation Day”.
Il Giappone e la crescita a rischio
Gli Stati Uniti sono il mercato più grande per le case automobilistiche giapponesi Toyota, Honda, Nissan, Mazda e Subaru. Le aziende hanno ampie reti di produzione americane ma si affidano ancora alle esportazioni: delle 2,3 milioni di auto vendute dalla Toyota l’anno scorso negli Stati Uniti, circa un milione è stato prodotto all’estero. Il presidente Trump afferma che i dazi porteranno a una “crescita enorme nell’industria automobilistica” e che i prezzi scenderanno, il che è l’opposto di quanto previsto dalla maggior parte degli analisti. Per il Giappone, alcuni economisti stimano che i dazi automobilistici di Trump potrebbero spazzare via il 40% della crescita potenziale quest’anno.
Nel mezzo della bufera Signal, Pete Hegseth è atteso domenica proprio in Giappone. Incombono sulla visita anche i timori per lo stato dell’alleanza tra Tokyo e Washington e ora per questa nuova raffica di dazi. Il capo del Pentagono vedrà domenica il ministro della Difesa, Gen Nakatani, ha fatto sapere quest’ultimo. L’obiettivo dichiarato, hanno riportato i media giapponesi, è parlare di come “rafforzare la deterrenza e le capacità di risposta dell’alleanza tra il Giappone e gli Stati Uniti“. Sono passati meno di due mesi dal faccia a faccia alla Casa Bianca tra Trump e il premier Shigeru Ishiba e dalla promessa di una “nuova età dell’oro” nei rapporti.
La reazione europea
Quanto all’Europa, questa mossa potrebbe intensificare l’urgenza di rappresaglie da parte dell’Unione. L’Ue “continuerà a cercare soluzioni negoziate, salvaguardando al contempo i propri interessi economici” ha sbottato Ursula von der Leyen, rammaricandosi “profondamente della decisione degli Stati Uniti di imporre dazi sulle esportazioni automobilistiche europee“. L’industria automobilistica, continua, “è un motore di innovazione, competitività e posti di lavoro di alta qualità, attraverso catene di fornitura profondamente integrate su entrambe le sponde dell’Atlantico. I dazi sono tasse: dannosi per le aziende, peggiorativi per i consumatori, sia negli Stati Uniti che nell’Unione Europea“. E promette che l’Eurozona, in quanto grande potenza commerciale e forte comunità di 27 Stati membri, proteggerà congiuntamente i lavoratori, le aziende e i consumatori.
I dazi automobilistici potrebbero mettere alle strette un settore che è già fragilizzato, soprattutto nella più grande economia europea, la
Germania, che invia ai consumatori americani auto di aziende come Volkswagen, Mercedes-Benz e BMW. Ciò rende i dazi una seria escalation in una guerra commerciale che ha già lasciato l’Europa in difficoltà.
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