Trentino Alto Adige/Suedtirol

Stagni artificiali in quota: messa in dubbio l’efficacia per la biodiversità – Cronaca



BOLZANO. Con l’aumentare dell’altitudine le comunità di libellule in siti naturali e antropizzati si differenziano sempre più. Gli stagni artificiali al di sopra dei 1600 metri non ospitano infatti nessuna delle specie di libellule alpine presenti naturalmente a questa altitudine. Al loro posto si insediano specie tipiche delle zone più basse.

La creazione di stagni artificiali per promuovere la biodiversità, promossa anche nelle Alpi, appare quindi una strategia discutibile per queste altitudini, almeno per quanto riguarda le comunità di libellule. “Le libellule sono insetti a sangue freddo che trascorrono parte del loro ciclo vitale in acqua e parte sulla terraferma, per cui dipendono fortemente dalla temperatura e dalle condizioni specifiche dell’habitat”, spiega il biologo Felix Puff, autore di uno studio svolto in Alto Adige sulle comunità di libellule e damigelle.

La ricerca, pubblicata sulla Global Ecology and Conservation, dimostra che, ad altitudini elevate, i bacini artificiali non sono in grado di compensare la perdita di acque stagnanti naturali e paludi. Vanno quindi intensificati gli sforzi per proteggere gli habitat alpini naturali d’acqua dolce. Allo studio hanno partecipato ricercatori di Eurac Research e delle università di Vienna, Würzburg e Marburg.

Per la rilevazione completa sono stati esaminati 28 corpi idrici naturali e 13 artificiali ad altitudini comprese tra 215 e 2450 metri, 14 dei quali fanno parte del Monitoraggio della Biodiversità Alto Adige. Nelle acque naturali, le comunità di libellule cambiano notevolmente con l’aumentare dell’altitudine e arrivano a essere composte da specie alpine specializzate; al contrario, negli stagni e nei laghi artificiali ad alta quota si trovano specie che in realtà vivono anche a quote più basse, perlopiù specie considerate generaliste, che tollerano le condizioni più disparate.

Le specie alpine erano completamente assenti nei corpi idrici artificiali al di sopra dei 1600 metri. “Le specie alpine non sono in grado di utilizzare questi corpi idrici artificiali”, afferma Puff: “Queste specie hanno esigenze più complesse in termini di habitat”. Questo risultato contraddice l’idea che i corpi idrici artificiali possano costituire habitat sostitutivi per le specie i cui habitat naturali si stanno prosciugando a causa del deterioramento ecologico causato dal cambiamento climatico e da interventi umani. 




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