Abruzzo

STAGIONE VENATORIA: ECCO SPECIE CACCIABILI E DIVIETI, ISPRA SOLLECITA REPORT SU VIGILANZA | Notizie di cronaca

L’AQUILA – L’allungamento della stagione di caccia per alcune specie di uccelli, come il tordo e come il posticipo dell’addestramento dei cani a settembre, per non interferire nei periodi riproduttivi, la possibilità di cacciare il cinghiale dal primo ottobre al 31 gennaio 2026 e dal primo novembre al 31 gennaio anche nelle zone contigue al Parco Nazionale Abruzzo, Lazio, Molise.

Questi alcuni aspetti salienti del Calendario venatorio regionale 2025-2026, approvato, su sulla seduta straordinaria di giunta regionale di sabato mattina, presieduta dal vicepresidente Emanuele Imprudente, della Lega, essendo in quei giorni il presidente Marco Marsilio di Fdi all’Expo di Osaka. Tema scottante che ogni anno provoca lo scontro con le associazioni ambientaliste, se il piano è troppo permissivo, o le lamentele degli Ambiti territoriali di caccia, gli Atc, se invece il calendario è troppo restrittivo.

Per ora comunque nessun abbattimento controllato di 469 cervi, tra cui 142 cuccioli, a seguito della sospensiva decisa dal Consiglio di Stato della norma regionale, a seguito del ricorso delle associazioni animaliste, e il pronunciamento del Tar che ha dichiarato cessata la materia del contendere. Vicenda che ha suscitato una vasta eco anche a livello nazionale, era stata sospesa dal Consiglio di Stato in via cautelare.

“Anche questo calendario, come quello degli scorsi anni – ha affermato un una nota il vicepresidente Imprudente, che ha ha anche la delega sulla caccia – è stato redatto con la massima attenzione alla tutela ambientale e ai delicati equilibri degli habitat di alcune zone del nostro territorio, ed è frutto della partecipazione e della ricerca della massima condivisione con tutti i portatori d’interesse, coinvolti in occasione delle riunioni delle conferenze preposte”.

La stesura definiva del documento fa seguito all’essenziale parere positivo sia dell’Ispra che del  Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale e alle relative osservazioni e richieste di aggiustamento rispetto alle ipotesi iniziali.

L’Ispra però in un passaggio precisa anche che al di là delle finestre in cui è consentita la caccia alle varie specie, occorre poi garantire che le regole vengano rispettate, ovvero che ci sia un efficace contrasto alla piaga del bracconaggio.

In un passaggio si legge che l’Ispra “non ha ricevuto informazioni sull’attività di vigilanza venatoria svolta in Regione. Tenuto conto che tali informazioni andrebbero rendicontante annualmente, si invita codesta Amministrazione a trasmettere tali dati utili ai fini di valutare le modalità di gestione della caccia e l’impatto sulle specie cacciabili nel territorio regionale”.

L’attività venatoria, con l’esclusione della caccia di selezione, si svolge per un massimo di tre giorni a settimana a scelta del cacciatore, fermo restando il silenzio venatorio nei giorni di martedì e venerdì. La caccia al cinghiale è consentita, nelle giornate di mercoledì, sabato, domenica e festivi infrasettimanali.

Queste sono le specie cacciabili in Abruzzo: allodola, merlo, colombaccio, germano reale, malzavola, fischione, mestolone, marzaiola, frullino, beccaccia, beccaccino, cornacchia grigia
gazza, ghiandaia, fagiano, porciglione, quaglia, gallinella d’acqua, folaga, codone, canapiglia starna, tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, coturnice, lepre, volpe e cinghiale.

La caccia in appostamento fisso o temporaneo dal 21 gennaio 2026 va esercitata ad una distanza superiore a 500 metri da pareti rocciose potenzialmente idonee alla nidificazione di rapaci rupicoli.

L’esercizio venatorio è consentito da un’ora prima del sorgere del sole fino al tramonto.

Aspetto importante, oggetto di osservazioni dell’Ispra, è che l’allenamento dei cani da caccia è stato posticipato, consentito dal 1° settembre 2025 dall’alba fino alle ore 12 e dalle ore 16 fino alle 18:30.

“L’allenamento dei cani è consentito nelle aree naturali, lungo i corsi d’acqua, negli incolti, nei boschi e nelle aree coltivate non suscettibili di danneggiamento”, “sono comunque vietati l’allenamento, l’uso dei cani e lo svolgimento di gare cinofile ad ogni livello in tutto il territorio interessato da colture erbacee intensive specializzate e da seme”.

Per il cinghiale è consentita la caccia dal 1° ottobre al 31 gennaio 2026 e dal 1° novembre 2025 al 31 gennaio 2026 nella Zona di connessione e allargamento e nella zona di protezione esterna del Parco Nazionale Abruzzo, Lazio, Molise.

Si precisa che “la specie è molto presente sul territorio regionale ed è causa di ingenti danni alle colture e di incidenti stradali”.

La previsione della caccia a ridosso del Pnalm, a partire dal 1° novembre 2025, “è il frutto di specifico accordo intercorso tra il menzionato Parco e gli Ambiti Territoriali di Caccia interessati, ai fini di evitare il disturbo dell’Orso marsicano nel mese di ottobre, ancora non in letargo”.

Del tutto vietata la caccia al moriglione e alla pavoncella. E in generale è vietata l’attività venatoria “nei periodi e nei territori in cui il terreno sia coperto in tutto o per la maggior parte dalla neve, salvo che per la caccia di selezione al cinghiale”.

Vietata la caccia alle foci dei fiumi, per 500 metri dalla costa e per 100 metri a destra e sinistra., l’utilizzo e il trasporto di munizioni a pallini di piombo in tutte le zone umide del territorio regionale.

La caccia è vietata nei valichi montani di Forca di Penne, Altopiano delle Cinque Miglia e Olmo di Bobbi, interessati dalle rotte di migrazione per una distanza di 1.000 metri dagli stessi, fatta eccezione per la caccia al cinghiale esercitata esclusivamente con munizionamento a palla unica.

Tra le novità la caccia alla cesena e al tordo sassello non terminerà il 9 gennaio ma il 31 gennaio, e mentre al torno bottaccio si posticipa al 19 gennaio, ma a gennaio la caccia alle specie è consentita esclusivamente nella forma dell’appostamento. Nelle aree Natura 2000 per il tordo bottaccio la caccia termina il 10 gennaio 2026.

Per il colombaccio si consente il prelievo venatorio nella giornata fissa del 21 settembre e inoltre dal 1° ottobre 2025 al 31 gennaio 2026. Nel mese di settembre e nel mese di gennaio la caccia è consentita esclusivamente nella forma dell’appostamento.

Dal 21 gennaio il prelievo deve essere esercitato esclusivamente da appostamenti collocati a non meno di 500 metri dalle zone umide, frequentate dagli uccelli acquatici, e da pareti rocciose che sono potenzialmente idonee alla nidificazione di rapaci rupicoli.

Per la beccaccia si consente il prelievo venatorio dal 1 ottobre 2025 fino al 10 gennaio 2026 nelle aree Natura 2000 e fino al 19 gennaio 2026 per le aree al di fuori di Natura 2000. La caccia a gennaio è consentita solo “per quegli Atc che effettuano la gestione della specie che preveda la pianificazione del prelievo a partire dall’analisi dei capi abbattuti e il monitoraggio della specie, svolto da personale qualificato e durante la fase di svernamento e di migrazione prenunziale”.

Per fischione, folaga, gallinella d’acqua, marzaiola, porciglione, canapiglia, codone, frullino, mestolone e beccaccino si consente il prelievo venatorio dal 1° ottobre 2025 al 19 gennaio 2026.

Le aree di sovrapposizione di popolazioni di Lepre italica (Lepus corsicanus) e Lepre europea (Lepus europaeus) indicate dall’Ispra, all’interno delle quali il prelievo venatorio della lepre europea è vietatovengono localizzate nei comuni di Anversa degli Abruzzi Pettorano sul Gizio Rocca Pia Rivisondoli e Villavallelonga.

Le aree di prelievo sperimentale della lepre europea (L. europaeus) su indicazione dell’Ispra sono estese ai seguenti comuni: Anversa degli Abruzzi, Bugnara, Castel di Ieri, Castelvecchio Subequo, Cocullo, Collelongo, Gagliano Aterno, Goriano Sicoli, Introdacqua, Luco dei Marsi, Pettorano sul Gizio, Rocca Pia, Secinaro, Trasacco, Villavallelonga.

In tali aree di prelievo sperimentale “il prelievo della specie è consentito con l’obbligo di segnalazione all’ATC di ogni capo di lepre abbattuto. Il capo abbattuto dovrà essere esaminato dai tecnici dell’Atc o della Regione con il supporto dell’Ispra”.

Per quanto riguarda la starna, “i piani di prelievo gli ATC devono illustrare anche il programma pluriennale dei ripopolamenti che intendono attuare. Tale programmazione deve prevedere una riduzione graduale dei capi immessi in territorio venabile e la loro localizzazione preferibilmente nelle aree confinanti alle protette o a divieto di caccia alla starna”.

Numerose e dettagliate anche le prescrizioni della caccia alla coturnice, esercitabile nei soli giorni di giovedì, sabato e domenica.

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