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Stadi d’Italia, 31 progetti e 5 miliardi di investimenti ancora fermi: siamo ultimi in Europa – Calcio


ROMA – Il calcio è sempre più lo sport di giovani e donne. Lo dicono i numeri. Un ragazzo su 4 in Italia mette gli scarpini per inseguire un pallone, le calciatrici sono raddoppiate in diciassette anni, sfiorando le cinquantamila, e quasi la metà hanno tra i 10 e i 15 anni. Sono solo alcuni dei dati contenuti nel ReportCalcio realizzato come ogni anno da Federcalcio e Pwc Italia.

Italia terza in Europa per presenze allo stadio

Il pallone ha sempre un ruolo chiave nel cuore degli italiani, visto che quasi un terzo degli sportivi tesserati in Italia hanno scelto il calcio. E aumentano. Crescono, soprattutto, le presenze negli stadi: dietro quelli inglesi e tedeschi ci sono gli impianti italiani, almeno quanto a presenze. La media è di 31.172 spettatori a partita, la più alta almeno dal 1992. Non solo: l’Inter è seconda solo al Manchester United quanto a presenze. Ogni anno, la serie A vende il 77% dei biglietti, il problema semmai è l’età dei suoi stadi: 56 anni ognuno.

Progetti per 5 miliardi ancora fermi

Anche perché siamo agli ultimissimi posti in Europa per impianti nuovi: solo l’1% negli ultimi diciotto anni sono sorti sul nostro territorio, 6 in tutto. E la metà in centri periferici e per squadre (Frosinone, Albinoleffe, Sudtirol) non esattamente ai vertici della piramide sportiva. Solo per dare un termine di Paragone: Polonia e Turchia, nello stesso periodo, hanno realizzato 30 impianti ognuna, 19 la Germania, 16 la Russia. Eppure i progetti ci sarebbero, ma sono in molti casi fermi, in altri procedono molto lentamente. In tutto, ne risultano aperti 31, per un valore di 5,1 miliardi di investimenti che potrebbero generare 6,1 miliardi di impatto sul Pil. Con la creazione di 80 mila posti di lavoro e un gettito di 1,8 miliardi.

Migliorano i conti dei club

La situazione economico-finanziaria è altrettanto preoccupante. Perché l’indebitamento complessivo ha raggiunto i 5,5 miliardi e l’80% dei bilanci analizzati negli ultimi 17 anni risulta in perdita. Mentre i ricavi coprono appena l’83% dell’indebitamento. Attenzione però, perché qualcosa si muove. Il valore della produzione ha raggiunto la cifra più alta della storia del calcio italiano: 4,5 miliardi, con il record di oltre un miliardo di sponsorizzazioni, triplicate in 17 anni. Scendono anche le perdite, letteralmente dimezzate (da 1,4 miliardi a 731 milioni, anche perché il fatturato cresce quasi cinque volte più del costo del lavoro. Per il presidente Figc Gravina, “le priorità sono: investire nell’impiantistica in maniera decisa, anche grazie al processo di candidatura per l’Europeo 2032 che sta stimolando percorsi virtuosi in diverse città d’Italia, e nelle riforme sulla sostenibilità economico-finanziaria, perché il miglioramento dello scenario di criticità nelle ultime due stagioni sportive è dovuto all’aumento del valore della produzione e non è ancora così strutturato da mettere in sicurezza i conti del calcio italiano”.


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