St. Vincent: «Le persone queer hanno sempre dominato l’arte. Solo che non si poteva dire»
Occhialoni a specchio, seduta nel suo studio di registrazione a Miami, capelli sciolti e un sorriso che tradisce un po’ d’imbarazzo. Così la cantante americana St.Vincent, alias Annie Clark, l’artista che ha dato nuova anima alle mille sfumature del rock alternativo, appare in videochiamata per raccontare il suo tour tutto italiano che sta per iniziare. Si parte da Taranto il 20 giugno al Medimex International Festival & Music Conference, poi La Prima Estate, a Lido di Camaiore il 21 giugno e infine al Castello di Udine il 23 giugno. Tre date che la porteranno in giro per l’Italia, terra che ama profondamente e che ha scelto per trascorrere anche le vacanze. «Ho un rapporto con questo Paese piuttosto buono», racconta sorridendo. «In realtà farò una vacanza in Italia prima di iniziare il tour. Se ci fosse un posto dove vorrei davvero vivere, se avesse un senso farlo, sarebbe qui. C’è una vera attenzione per la bellezza, per l’arte, per il cibo perfetto. La storia, la moda, la cultura. Adoro tutto questo». E aggiunge: «Credo di aver fatto più vacanze in Italia che in qualsiasi altro posto al mondo. È davvero l’unico posto dove ho voglia di andare in vacanza. E sono fortunata a poterci anche suonare, perché il pubblico è fantastico». Ma sulla musica italiana di oggi St. Vincent ammette di non avere dei nomi di riferimento e anzi chiede consiglio a noi. «A parte Verdi e Puccini… Devo ascoltare più musica italiana contemporanea. Non sono molto aggiornata, ma mi piacerebbe. Chi dovrei ascoltare?».
All Rights Reserved; St Vincent
Il tour italiano porta sul palco un live show che ha al centro il nuovo album dell’artista All Born Screaming, il primo completamente autoprodotto. Con i precedenti Strange Mercy, Masseduction e Daddy’s Home, St. Vincent ha ottenuto numerosi riconoscimenti e ha vinto tre Grammy Awards per il Miglior Album Alternativo. Proprio in quell’occasione, St. Vincent ha deciso di ringraziare per la prima volta pubblicamente sua moglie Leah e loro figlia. «Mia mia moglie e nostra figlia sono le persone più importanti della mia vita, e gran parte del lavoro, del disco, delle registrazioni, di tutto quanto, è stato ispirato da loro. Quindi ringraziare la mia famiglia è stata la cosa più ovvia da fare».
La musicista (ex fidanzata, molti anni fa, di Cara Delevingne) non ha mai nascosto l’importanza del sostegno alla comunità queer, nella musica come nella vita. «Se guardiamo alla storia dell’arte, direi che le persone queer l’hanno sempre dominata. Solo che, per lungo tempo, non era accettabile o visibile. E nella storia dell’umanità abbiamo assistito spesso a progressi, poi a ritorni dell’autoritarismo, poi ancora a nuove aperture. È un po’ una danza cosmica. Quello che conta è non perdere la nostra umanità di fronte a ciò che cerca di distruggerla. E la musica, ovviamente, è uno dei modi più potenti per resistere».
Una resistenza che secondo St. Vincent non dev’essere necessariamente mostrata in primo piano, come sottolinea in risposta alla scelta di alcuni artisti di esporsi o meno in riferimento al massacro che sta continuando a Gaza. «Penso di avere un ruolo, come artista, nell’aiutare in qualunque modo che sia davvero significativo. Che si tratti di fare una donazione o di creare dischi e concerti che possano, almeno, farci sentire più umani, più connessi. Credo che, in un senso più ampio, anche questo possa essere utile al mondo. Non credo che un mio tweet possa mettere fine alla povertà nel mondo. Per questo, per me è importante agire anche in modi meno visibili, ma più concreti, più tangibili. È così che cerco di essere utile. Quello che sta succedendo è orribile, atroce. Ma penso che chi conosce la mia musica, conosce anche il mio cuore e da lì può intuire quali siano i miei valori e la mia posizione».
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