Spreco alimentare, tante idee ma troppe rimangono sulla carta
Combattere lo spreco alimentare è uno dei mantra delle imprese del food&beverage ma c’è significativo divario tra consapevolezza, parole e azioni, rivela l’indagine globale ViewPoint, condotta dall’ente di certificazione DNV su un campione di 375 imprese del settore in Europa, Americhe e Asia.
Da questo report emerge che 85 aziende su 100 hanno adottato misure concrete per ridurre la perdita e lo spreco di cibo ma solo 44 su 100 gestiscono questa sfida in modo strutturato. Inoltre solamente il 24% la considera una priorità elevata nella propria agenda strategica. E tra quelle che hanno stabilito gli indicatori chiave di performance (KPI), risulta al terzo posto dietro all’efficienza produttiva (41%) e alla qualità e sicurezza (39%). Ci sono molte luci e altrettante ombre nello scenario delineato dall’indagine ViewPoint, da cui emerge che la gestione del food loss non è solo un grave problema per la sostenibilità del sistema alimentare ma anche una mancata opportunità di business. Nonostante il 43% delle imprese riconosca che oltre il 10% delle perdite e degli sprechi alimentari inevitabili potrebbe essere valorizzato attraverso altri impieghi, solo il 19% li trasforma in altri alimenti (come petfood), mentre il 18% li destina all’alimentazione animale, il 12% al compostaggio, il 7% alla produzione di energia e il 5% li dona. Solo il 12% li invia in discarica.
“Secondo i nostri dati, le aziende riconoscono l’entità del problema delle perdite e degli sprechi alimentari, ma molte sono ancora all’inizio di un percorso verso soluzioni strutturate e sistemiche, necessarie per ottenere riduzioni significative e durature” afferma Barbara Frencia, ceo business assurance di DNV.
L’85% delle aziende sta intervenendo su monitoraggio (61%), formazione (64%) e miglioramento della resa produttiva (55%), scontrandosi con tanti ostacoli, a partire da mancanza di consapevolezza, vincoli di conservazione, previsioni imprecise, budget limitati e sistemi operativi spesso manuali.
Per fare di più servirebbero dati più precisi e informazioni più dettagliate in modo da comprendere meglio perché, dove e come avviene lo spreco alimentare e in che misura incide sul sistema. Ma ottenerli è complesso visto che le cause sono molteplici e distribuite lungo l’intera filiera: inefficienze operative (35%), problemi di qualità (34%) o con le materie prime (33%), errori umani (33%), limiti imposti dalla shelf-life dei prodotti (30%), imballaggi danneggiati (24%) e sovrapproduzione (22%). Dunque, la responsabilità di questo problema appare spesso frammentata e, quindi, difficile da risolvere. Eppure la metà delle aziende intervistate ritiene che si potrebbe evitare una quantità considerevole di perdite e sprechi alimentari, mentre il 28% afferma che potrebbero essere evitati quasi del tutto o in modo significativo.
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