Spotify lancia finalmente il formato lossless: meglio tardi che mai!
Dopo otto anni di attesa e promesse mancate, Spotify introduce il lossless: qualità FLAC 24 bit/44,1 kHz, inclusa nell’abbonamento Premium da ottobre.
Era il 2017 quando Spotify annunciò per la prima volta la volontà di introdurre uno streaming senza perdita di qualità. Nel 2021 il progetto sembrava vicino al traguardo con il tier Hi-Fi, ma l’opzione si fermò alla qualità CD (16 bit/44,1 kHz), senza colmare il divario con rivali come Tidal e Qobuz, già proiettati su risoluzioni ben superiori.
Nel 2023 spuntarono nuovi indizi con il presunto piano Music Pro, ma ancora una volta tutto rimase sospeso.
Oggi, dopo otto anni di attese e rinvii, l’annuncio è finalmente diventato realtà: Spotify introduce Spotify Lossless, streaming in formato FLAC fino a 24 bit/44,1 kHz, disponibile senza costi aggiuntivi per gli abbonati Premium.
Qualità superiore al cd, ma non ai massimi livelli
La novità consente di superare le specifiche del CD, pur restando lontana dai livelli offerti dai concorrenti che arrivano fino a 192 kHz. In termini di “purezza tecnica” quindi Spotify resta indietro, ma con oltre 100 milioni di brani coperti dal nuovo formato e una base di 600 milioni di utenti attivi, la piattaforma potrebbe trasformare in massa le abitudini di ascolto.
La qualità sarà selezionabile nelle impostazioni dell’app su Wi-Fi, rete cellulare e download offline. Un’icona specifica segnalerà l’attivazione della modalità Lossless.
Rollout e dispositivi compatibili
Il rilascio partirà da ottobre in oltre 50 Paesi, compresi Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Giappone, Australia e gran parte dell’Europa. L’Italia riceverà l’aggiornamento a breve.
Spotify Lossless sarà integrato fin da subito con Spotify Connect, permettendo lo streaming diretto verso dispositivi compatibili senza passare dal Bluetooth, che non può garantire la stessa fedeltà.
Tra i partner iniziali figurano Sony, Bose, Samsung, Sennheiser, Denon, Marantz, Bluesound e Yamaha. Sonos sarà supportato nelle settimane successive. Per sfruttare appieno le potenzialità del formato, l’ideale resta l’ascolto tramite cuffie o impianti cablati connessi via rete domestica.
Insomma, meglio tardi che mai. Per una piattaforma che ha costruito la sua forza su algoritmi, playlist e compatibilità trasversale, questa mossa rappresenta più una scelta strategica che un salto tecnico.
La vera differenza, come sempre, la faranno i numeri: Spotify ha i mezzi per portare la qualità lossless in un territorio che fino ad oggi era rimasto confinato a una nicchia di appassionati.
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