Spese per armi ed esercito, all’Italia servirebbero 100 miliardi per soddisfare la Nato. Conte: “Follia”. Giovedì Rutte incontra Meloni
In vista dell’incontro di giovedì tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il segretario generale della Nato, Mark Rutte, si rifanno i conti su quanto l’Italia spende in difesa e quanto sarà chiamata a fare in futuro, anche a causa dei piani di riarmo. Attualmente la spesa italiana non raggiunge l’ 1,5% del Pil, ovvero una trentina di miliardi di euro l’anno. Le richieste di Rutte di arrampicarsi fino al 5% nel giro di 7 anni sono proibitive per un paese che, con un debito al 130% del Pil, è condannato a non sgarrare mai sui conti.
I conti sono presto fatti, come ha ricordato il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, salire al 5% significherebbe una spesa di 100 miliardi di euro l’anno, 70 miliardi in più di oggi. In un paese che, a differenza della Germania, non può fare debito e dove la pressione fiscale è già alta, non è difficile capire da dove arriverebbero i soldi: tagli alle altre voci di spesa e al welfare.
La richiesta di Rutte si struttura in realtà in due componenti. La prima, pari al 3,5% del Pil (70 miliardi di euro), riguarda prettamente le spese in armi ed esercito. La seconda, l’1,5% del Pil (altri 30 miliardi), attiene ai capitoli cybersicurezza ed altre infrastrutture funzionali alla difesa a cui l’Italia destina già oggi una decina di miliardi.
Va detto che lo stesso governo italiano si è sempre mostrato piuttosto tiepido di fronte alle richieste Nato. Se c’è una cosa che non si può rimproverare al ministro Giancarlo Giorgetti è la mancanza di attenzione sui conti. Tanto che Roma non ha neppure usufruito della possibilità di ricorrere alle deroghe al Patto di stabilità concesse da Bruxelles a chi vuole a riarmarsi. Pure il ministro della Difesa Guido Crosetto è stato esplicito, definendo quelli di Rutte obiettivi “irraggiungibili”.
Il traguardo minimo, ma concreto, è quello di salire al 2% del Pil. Significa spendere circa 5 miliardi di euro in più all’anno. Questo è quanto Meloni offrirà a Rutte. Il resto saranno trattative su ipotetiche tempistiche di ulteriori incrementi di spesa. Meloni chiederà di fissare la scadenza per gli incrementi di spesa al 2035 e poi chi vivrà vedrà.
Prendendo per buona la scadenza 2035 ed ipotizzando che davvero l’Italia si impegni per 10 anni, e indipendentemente dal succedersi di diversi esecutivi, ad arrivare al 5% del Pil, il cui valore nel 2035 è stimato vicino ai 3mila miliardi, L’osservatorio sulle spese militari italiani Milex calcola una spesa totale nei prossimi dieci anni di quasi mille miliardi di euro in difesa e sicurezza (quasi 700 miliardi in difesa e quasi 300 in sicurezza).
Oggi a spendere più del 5% del Pil è solo la Russia. Gli Usa si fermano al 3,3%. E poi la Corea del Sud (2,8%), la Gran Bretagna (2,6%) e l’Iran (2,2%). Francia e Germania sono all’1,6%, la Spagna, che come l’Italia frena sui piani Nato, è all’1,2%. La Cina, seppur in forte crescita, si ferma all’1,3%. Naturalmente le cifre in valore assoluto definiscono una graduatoria differente. L’1,3% del Pil cinese, per intenderci, sono circa 200 miliardi di dollari, l’1,5% dell’Italia equivale, come si ricordava, a 30 miliardi.
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