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Spagna blocca l’acquisto di proiettili da Israele dopo le pressioni della sinistra: “No al business col governo genocida”

“La Spagna non fa business con un governo genocida“. Le parole della vicepremier spagnola, Yolanda Diaz, sono un grido di vittoria per il risultato ottenuto dalle proteste scoppiate mercoledì 23 aprile, quando è emerso che il ministro della Difesa, il socialista Fernando Grande-Marlaska, contrariamente a quanto annunciato mesi fa aveva dato seguito all’acquisto di una partita da 15 milioni di proiettili da un’azienda israeliana. Da subito, all’interno dell’esecutivo iberico di cui fa parte anche la formazione Sumar, si è chiesto al premier Pedro Sanchez di rescindere il contratto. Obiettivo raggiunto: a 24 ore circa dalla notizia, Madrid ha deciso che l’acquisto deve essere cancellato.

Il contratto, da quanto si apprende dal Bollettino Ufficiale dello Stato, aveva un valore totale di 6,6 milioni di euro ed era stato siglato il 16 aprile, nonostante le dichiarazioni contrarie della Difesa dei mesi scorsi. Così, dopo un confronto all’interno dell’esecutivo progressista, si è deciso di negare all’impresa israeliana il permesso di importazione del materiale in Spagna “per ragioni di interesse generale“.

La decisione è avvenuta dopo che la vicepremier aveva ribadito l’esigenza di “ritirare in maniera unilaterale il contratto che rappresenta una grave violazione degli accordi di governo“. Forti proteste sono state espresse anche da Izquerda Unida, parte della confluenza Sumar, che ha minacciato di uscire dalla coalizione di governo, e dai principali sindacati dei lavoratori. Così, dopo le contrattazioni interne all’esecutivo, si è arrivati alla revoca dell’appalto. Il governo si impegna, inoltre, a cancellare altri contratti in corso con società israeliane: tre in tutto, dei quali uno da formalizzare e altri due già chiusi, secondo fonti del ministero di Difesa riprese da Tve. Di questi, solo uno resterebbe attivo, dato che riguarda l’acquisto di un componente tecnologico che si fabbrica solo in Israele e del quale le aziende spagnole hanno bisogno per fabbricare lanciarazzi e missili, spiegano le fonti.

Dopo l’ufficialità dell’alt all’acquisto, Diaz ha esultato: “Abbiamo fermato l’esecuzione di un contratto che viola la legalità internazionale. La Spagna non fa business con un governo genocida come quello che sta massacrando il popolo palestinese”, ricordando che quello in cui opera è “un governo che fa della difesa dei diritti umani la sua bandiera”.

Contrari alla revoca dell’accordo è invece il leader del Partito Popolare, Alberto Núñez Feijóo, secondo cui “quando un governo firma un contratto con un altro Stato, bisogna rispettarlo, soprattutto se si parla di due Stati democratici come la Spagna e Israele. Quanto costerà la rescissione di quel contratto? Chi la pagherà?”.


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