“Sono pronto a tutto: applausi e fischi, fa parte del mestiere. Se non sento fischi intorno non è salutare. Un disco non è solo standing ovation”: così Tiziano Ferro
“Ingoiavamo cemento prima di dormire e nel timore di restare soli. Non dicevamo una parola”. Sono le prime parole di “Sono un grande” che dà il titolo al nuovo disco di Tiziano Ferro e che raffigurano bene quello che l’artista vuole comunicare. Un colpo dritto verso se stesso che contro gli altri. Una radiografia poetica di un 45enne con alle spalle un divorzio, due figli che ama con tutto se stesso e una carriera importante lunga 25 anni, da non trascurare. Non è un caso che l’artista abbia preso decisioni drastiche, cambiando manager, al suo fianco ora c’è Paola Zukar (professionista illuminata e lungimirante) e nuova etichetta con la storica indipendente Sugar Music. Dopo vent’anni in Universal: “Scopriamo che il contratto era scaduto. Non se ne era accorto nessuno, neanche io. Ci tengo a precisare che non mi sono lasciato male con la Universal, anzi, è andata così, evidentemente doveva andare così. Inusuale? A dir poco”.
“Se non accettiamo il nostro valore, siamo vittime”
“Sono un grande” è un album prodotto ottimamente (c’è lo zampino di Marz, Zef e Bias) con undici brani inediti (anticipati da “Cuore rotto” e ora dal nuovo singolo “Fingo&Spingo”). Tra i brani migliori – oltre alla title track – si segnalano “Meritiamo di più” (“è un brano che urla chiusura, è un inno a favore di se stessi, verso la conquista di nuove terre, un inno alla giustizia verso se stessi perché spesso siamo i primi a non capire, accettare il nostro valore, diventiamo prima di tutto vittime”) e “1-2-3” (“è il metodo di recupero del fiato che mi è stato insegnato quando ho iniziato ad avere degli attacchi di panico, forse tra i nemici più difficili da combattere in un periodo già così complesso della mia vita, un nemico di cui non conoscevo le regole e che ho dovuto imparare a gestire e risolvere”). Tiziano Ferro si rinnova, è vero, ma rimane anche fedele alla linea delle sue origini perché non ci si dimentica mai da dove si parte, soprattutto dello stato d’animo onnivoro e curioso verso la musica e il mondo esterno.
“La musica è stata la mia salvezza, non è un modo di dire”
“”Sono un grande”, è una sorta di invito, di mantra, tentare di fare valere anche le cose che abbiamo fatto per arrivare qui, – ha spiegato Tiziano Ferro – che sono sicuramente tante, ci sono dei meriti. C’è il caso, c’è la fortuna, c’è la tenaccia. Però ci siamo anche noi: è rimettere al centro l’essere umano”.
E ancora: “A me piace pensare ad un disco come una fotografia abbastanza sbiadita, a volte invece si mette un po’ più a fuoco un periodo della vita. Credo che le canzoni siano entrate nella mia vita perché mi hanno dato una finestra verso la quale guardare quando avevo dei dubbi, rancori, da quando avevo bisogno di speranza, quando avevo bisogno di risposte. Che la musica sia salvezza, non è un modo di dire, ci sono delle forme di degrado molto più sottili della morte fisica e la musica come l’arte ci offrono quella porta, la porta verso un mondo nel quale troviamo un po’ di pace. Per me la musica sempre è stata quella, per cui le canzoni che fanno ballare convivono con le canzoni che fanno riflettere, perché lei è l’animo mano”.
“Le aspettative sono una trappola mortale”
Ad ogni uscita discografica c’è sempre grande curiosità attorno alla musica che Tiziano Ferro, considerato sin dai suoi esordi come un innovatore, ha creato. “È una trappola mortale quella delle aspettative. – ha detto l’artista – Provo sempre a non creare aspettative e non rimanerci male. Sento di avere una responsabilità vera, reale, pratica e ce l’ho verso chi mi ha ascoltato fino ad ora, chi mi sostiene ed è la verità al 100%. Se io sentissi di raccontare qualcosa, al 60% non ci dormirei la notte”.
Infine: “L’unica cosa che io sinceramente voglio e mi aspetto, la chiedo a me stesso, l’aspetto da me. Sono un grande censore, quando sento di non aver detto quello che voglio in una canzone, allora mi fermo e rifaccio oppure fermo perché c ‘è una canzone e la lascio stare lì un po’ di tempo fino a quando non trova la forma giusta. Per il resto sono pronto a tutto, sono pronto agli applausi sono pronto ai fischi perché fa parte del mio mestiere. Non mi fido di quando non sento troppi fischi intorno perché non è assolutamente salutare o pensabile che fare l’autore o scrivere un disco possa portare soltanto applausi o standing ovation”.
Per il Tour Stadi26, a 8 mesi di distanza, sono già stati venduti oltre 300mila mila tagliandi oltre ad aver raddoppiato gli appuntamenti di Milano e Roma. Previste tappe in 12 date negli stadi delle principali città italiane. Al via dal 30 maggio 2026 allo Stadio Teghil di Lignano.
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