Lazio

“Sono pessimista” – Il Tempo


«Io sono da sei anni sotto scorta. Già allora avevo minacce di odiatori. Chi sono questi personaggi? Non riesco a definirli». Così Liliana Segre a Che tempo che fa, intervistata domenica 26 gennaio da Fabio Fazio alla vigilia del giorno della Memoria. «L’antisemitismo c’è sempre stato, io l’ho sempre sentito. Non era manifesto come adesso, ma c’è sempre stato». Paura? «No, sono diventata così vecchia… Avevo molta paura quando ero bambina, poi man mano che le cose mi sono capitate c’è stata una ragione etica, morale: l’amore grande che io avevo ricevuto da bambina. E quando uno è stato amato da bambino ha uno scudo che ti protegge per tutta la vita, una corazza fatta di amore che vince sull’odio», sottolinea, «purtroppo sono molto pessimista. Il pessimismo aumenta quando nessuno più studia storia, geografia, si toglie da quel telefonino per pensare. Senza cultura e morale non si può non essere pessimisti. Quando noi sopravvissuti saremo morti» ci sarà «una riga sui libri di storia e poi neanche quella…».

 



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«Ci si ricordi di quella data memorabile, è una giornata particolare», dice la testimone della Shoah. «Sentivamo scoppi in lontananza, vedevamo del fuoco, ma non sapevamo che cosa stesse succedendo. Speravamo ma non immaginavamo che quelle giornate fossero decisive», ricorda la senatrice a vita, «di colpo ci venne dato ordine in fabbrica di uscire e cominciammo senza sapere perché quella che fu chiamata la marcia della morte, che durò fino alla fine di aprile, inizio di maggio, attraverso la Germania. Chi si fermava veniva ucciso. Io imparai lì a mettere con sacrificio enorme una gamba davanti all’altra. Il significato di quella marcia è la scelta di vita davanti alla morte. Quel 27 gennaio ero già in marcia da giorni. La marcia era partita il 20 gennaio», sottolinea. «I nostri persecutori erano terribilmente severi. Il pensiero era ’io ce la devo fare’. Momento di svolta? Mesi dopo».

 




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