solo l’1,7% dei CEO è realmente pronto
Quanti Chief Executive Officer sono oggi dell’idea di adottare le tecnologie di intelligenza artificiale in azienda? La quasi totalità. E quanti sono davvero pronti? Una risicata minoranza. Benvenuti nel balletto dell’AI, verrebbe da dire, o comunque nel solito giochino che vede il top management dichiararsi convinto ed entusiasta circa la possibilità di immettere innovazione nella propria organizzazione ma al contempo del tutto impreparato o quasi a gestire questo cambiamento. Un recente studio condotto da Opinion Matters per conto del gigante americano del networking Cisco ha confermato per l’appunto questa tendenza, evidenziando come il 97% degli oltre 2.500 Ceo (di aziende con oltre 250 dipendenti) intervistati in tutto il mondo preveda di integrare l’AI ma solo l’1,7% sia davvero pronto. Percentuali che evidenziano una dicotomia “preoccupante”, in qualche modo ribadita dal fatto che, sebbene quattro leader su cinque riconoscano il potenziale di questa tecnologia, oltre il 70% teme che la scarsa conoscenza della stessa e la mancanza di competenze IT o la carenza di un’infrastruttura di rete adeguata possa influire sulle decisioni strategiche e aprire al rischio di perdere opportunità di crescita.
La notizia “incoraggiante” comunque non manca, e si riflette nell’intenzione, manifestata dalla maggior parte dei Ceo oggetto di indagine, di investire sulle persone, sulla modernizzazione delle infrastrutture e sul potenziamento delle dotazioni di cybersecurity, con l’obiettivo dichiarato di aumentare il vantaggio competitivo in uno scenario in cui l’AI sarà pervasiva. «In un panorama dinamico e altamente competitivo come quello attuale – ha osservato in proposito Jeetu Patel, Chief Product Officer di Cisco – la velocità è determinante e i leader che agiscono con decisione oggi per costruire reti resilienti per il futuro saranno anche i leader che porteranno valore reale alla loro azienda. Alla fine, esisteranno solo due tipi di aziende: quelle AI e quelle irrilevanti».
I costi dell’inattività
La sensazione che il non agire possa portare ad un aumento dei costi è in effetti già parecchio diffusa fra le figure apicali dell’azienda. Oltre la metà dei Ceo (il 53% per la precisione), teme infatti che la mancanza di investimenti in tecnologia stia provocando uno svantaggio in termini di competitività mentre due terzi sono preoccupati per l’eventualità di perdere occasioni di ulteriore sviluppo non investendo maggiormente in soluzioni digitali. E l’impatto di un atteggiamento troppo conservativo è tutt’altro che legato a scenari solo ipotetici: senza un adeguato passo in avanti tecnologico, i manager prevedono per le loro aziende l’incombenza di costi operativi più elevati, una tendenziale riduzione dei profitti un calo della produttività che si rifletterebbe in una progressiva perdita di quote di mercato.
Un atteggiamento coraggioso e votato all’azione è quindi auspicabile in relazione ai vantaggi che l’adozione dell’intelligenza artificiale può generare andando oltre il semplice “stare al passo”. I benefici che i Ceo vedono nell’AI riguardano in modo particolare la possibilità di aumentare l’efficienza e di favorire l’innovazione (di questa idea è poco meno il 70% dei manager intervistati) e in seconda istanza quella di poter surclassare la concorrenza (lo pensa il 54% degli amministratori delegati). Per raggiungere questi obiettivi, però, gli ostacoli da superare (per altro assai noti) non mancano e sono ancora una volta la mancanza di competenze, la presenza di infrastrutture informatiche non aggiornate e i rischi per la sicurezza di dati e sistemi.
Ruoli e responsabilità
Le difficoltà che stanno incontrando diverse organizzazioni, come si legge ancora nel rapporto di Cisco, derivano anche da una questione di ruoli e di responsabilità: mentre i Chief Executive Officer si concentrano sulla visione d’insieme, i Chief Information Officer e i Chief Technology Officer sono chiamati ad affrontare ostacoli operativi, a cominciare dall’assenza o quasi di casi d’uso aziendali convincenti, un aspetto che i Ceo tendono a considerare meno prioritario. Questa dinamica, secondo gli esperti della società californiana, riflette la fase esplorativa dell’AI, in cui la maggior parte delle aziende ne riconosce i potenziali vantaggi e nella quale è necessario sperimentare la tecnologia nel breve termine per scoprirne il vero valore nel lungo periodo. Chi riuscirà a sbloccare il potenziale dell’intelligenza artificiale trasformerà il proprio business, avrà maggiori possibilità di semplificare le operation, accelerare il processo di trasformazione/innovazione e affrontare con successo le sfide imposte dal digitale. Avvalendosi del partner giusto (il 96% afferma non a caso di volersi affidare a provider di fiducia per rendere le proprie infrastrutture IT pronte per l’AI) perché nessuno, ribadiscono da Cisco, può farcela da solo.
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