Società

Solo il 18% dei nati della Gen Z ha una relazione con i nonni. Vittorio Vaccaro: «Se un papà è il primo a dimenticarsi dei genitori non si stupisca se i suoi figli non li cercheranno»

La preziosa relazione nonni-nipoti traballa. Succede negli Stati Uniti, ma c’è l’alto rischio che la tendenza si stia estendendo anche all’Italia. La «crisi» della relazione riguarderebbe in particolare la Gen Z, che comprende i ragazzi nati tra il 1997 e il 2012, la fascia 12-27 anni, la prima generazione ad essersi sviluppata potendo godere dell’accesso a Internet sin dall’infanzia. E se si considera che in Italia, secondo il rapporto Digital 2024, in media passiamo 5 ore e 49 minuti connessi a Internet, risulta facile immaginare come un’ampia fetta di interessi e relazioni si stia automaticamente perdendo.

Stando a un recente sondaggio condotto da Carewell e pubblicato da Fortune.com, che ha indagato come gli statunitensi vivono il rapporto con i nonni, sono emerse risposte che dimostrano una forte differenza tra generazioni. Nel complesso quasi un terzo (32%) afferma di avere una relazione molto stretta o forte con i propri nonni, ma scendendo nel dettaglio generazionale si scopre che solo il 18% della Generazione Z afferma di avere una relazione forte con loro rispetto al 32% dei Millennial e al 41% della Generazione X.

Quasi la metà degli intervistati totali (il 45%), chiama i nonni settimanalmente, il 30% li chiama mensilmente, il 7% li chiama annualmente e l’11% non li chiama mai. Alla base di tutto, e per tutte le generazioni, sembra esserci la mancanza di tempo: il 57% degli intervistati dichiara di non avere abbastanza tempo libero per telefonare ai nonni, mentre il 45% dà la colpa agli orari che non combaciano.

«I genitori possono fare molto per aiutare i nonni a passare del tempo e a rimanere in contatto coi nipoti anche quando questi ultimi diventano più grandi», commenta Vittorio Vaccaro, attore e conduttore televisivo (è il protagonista del programma A casa cucina papà su Food Network), esperto di tematiche che riguardano la famiglia che ha da poco pubblicato il libro La cucina è il teatro della vita (Giraldi Editore). «I nonni sono una fonte di supporto emotivo, consigli saggi e nuove esperienze per i nipoti, che a loro volta possono aiutare i nonni a sentirsi utili e apprezzati».

Vittorio Vaccaro

Il sondaggio ha rilevato che il modo più comune in cui le persone rimangono in contatto con i nonni è tramite chiamate, seguite da visite di persona, messaggi di testo e poi videochiamate. Sotto quest’aspetto la Gen Z è quella più propensa ad utilizzare la tecnologia per rimanere in contatto coi nonni e in molti casi sono proprio loro a spiegare come si utilizzano dispositivi quali smartphone e tablet per mandare messaggi ed effettuare videochiamate.

Quello della tecnologia è un mondo che i cosiddetti Baby Boomers (nati tra il 1946 e il 1964) hanno iniziato a conoscere ancora meglio durante la pandemia: secondo un report di GWI in quel periodo sono aumentati i possessori di smartphone, smart TV e stick per lo streaming e, secondo Norton, hanno migliorato le loro competenze e conoscenze digitali durante la pandemia, con il 36% di loro che afferma di sentirsi sicuro nell’uso delle nuove tecnologie.


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