Economia

Solitudine lavorativa: nasce il Manifesto per far comprendere il valore delle relazioni


Far comprendere a tutti il valore inestimabile delle relazioni, nel business come nella vita quotidiana, invertendo così la rotta della solitudine sul lavoro, problema che interessa, a livello globale, milioni di persone. È questa l’intenzione del Manifesto, un progetto italiano sostenuto da un pool di esperti sociologi, psicologi ed economisti, che lavorano a stretto contatto con imprese e istituzioni, nato per far entrare la società in una nuova era, quella del “Relazionésimo”. Come da monito lanciato anche dall’OMS, la solitudine lavorativa nel corso degli anni è diventata sempre di più una vera e propria epidemia. Secondo un’indagine ripresa anche da Nature, sono più di 8 su 10 i dipendenti di Brasile, Cina, Germania, Regno Unito e Stati Uniti che dichiarano di sentirsi soli nei luoghi di lavoro. A livello globale, il report State of the Global Workplace di Gallup ha rilevato inoltre come un dipendente su 5 si senta solo al lavoro mentre, tra i lavoratori italiani, uno su 4 dichiara di provare tristezza e isolamento ogni giorno. Tra le generazioni, secondo quanto riportato anche da Fortune, sono gli appartenenti alla Gen Z a sentirsi maggiormente isolati sul luogo di lavoro, rispetto al 22% registrato nelle altre fasce d’età. L’impatto negativo della solitudine sul lavoro si estende ben oltre il benessere individuale, mentale e fisico, influendo anche su produttività, grado di coinvolgimento dei collaboratori e prestazioni dell’organizzazione.

Di qui l’idea del progetto Relazionésimo, il cui neologismo è stato coniato da Ombretta Zulian e Ketty Panni, che hanno pensato di ritornare all’essenza della parola “economia” (dal greco ?????????), intesa come amministrazione e cura della “casa”. Il loro impegno per riuscire ad affermare nella società odierna l’importanza e il valore delle relazioni umane è supportato da un comitato scientifico di primo livello composto da professori, psicologi, studiosi e neuroscienziati. “È ormai indispensabile e improrogabile affermare la centralità della persona e delle relazioni umane in ogni scelta culturale, politica, economica, sociale e ambientale. – dichiarano Ombretta e Ketty, imprenditrici e fondatrici della Fondazione Relazionésimo, ente del Terzo settore a profitto sociale dedicato alla promozione della crescita culturale, sociale ed economica della comunità – Molti aspetti della vita moderna contribuiscono alla solitudine, inclusi fattori culturali, economici, demografici e tecnologici che esulano dalla capacità dei datori di lavoro di influenzare direttamente il clima all’interno delle organizzazioni. Tuttavia, ci sono aspetti della vita aziendale che possono essere modificati per ridurre la solitudine lavorativa e aumentare i legami umani”.

La Fondazione Relazionésimo intende valorizzare e promuovere il capitale relazionale, umano e narrativo delle persone, delle imprese e delle istituzioni, attraverso il dialogo tra le generazioni. Come? Per riuscire a portare tutta la forza della “era del Relazionésimo” nelle dinamiche di sviluppo dei territori, ne ha sviluppato il Manifesto, sintetizzato in 10 punti, di cui si citano i primi tre: “la persona è il centro dell’agire”, “le relazioni devono rappresentare la bussola della vita” e “la responsabilità deve diventare un bene comune”. “Aiutando i dipendenti a creare connessioni sociali, le aziende possono costruire una forza lavoro più felice, più sana e più produttiva: una rivoluzione che permetterà all’intero Paese di tornare a crescere puntando sull’enorme potenziale della cultura delle relazioni” concludono le fondatrici del Manifesto.


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