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Sofia Goggia dopo l’infortunio: «Questo dolore non sarà invano»

«Se questo è il piano che Dio ha riservato per me, altro non posso fare che spalancare le braccia, accoglierlo e accettarlo». Sofia Goggia utilizza, di nuovo, una frase di Elena Fanchini per raccontare di un infortunio, l’ennesimo, e di una rinascita, che sarà faticosa, ma a cui la campionessa bresciana non si sottrarrà.

«Questa frase, che già utilizzai prima di Pechino, non è mia ma di Elena Fanchini: la pronunciò durante un’intervista con la sua autentica genuinità — che tanto mi manca! — quando venne a sapere della ricaduta del tumore. Mi sono ispirata a Lei, l’ho fatta «mia» ed è ciò che mi sono detta quando mi stavano trasportando a Milano in elicottero, con la ferma consapevolezza che quella sgradevolissima sensazione che avevo avuto in pista, quando ancora non mi ero fermata dalla caduta, era veritiera: la mia tibia era rotta e frantumata».

Dall’infortunio del 5 febbraio sono passati meno di 20 giorni e il percorso è ancora lungo. La stagione di Sofia Goggia è finita. La ferita, mostrata nella foto accanto al lungo messaggio, è evidente e terribile: una lunga cicatrice ricorda la frattura a tibia e malleolo della gamba destra causata da una caduta in allenamento a Ponte di Legno.

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«Mio papà mi ha scritto per messaggio che “questo mio dolore non sarà invano” ma, anche se poi il tempo mi dirà che lui aveva ragione, attualmente stento a crederci. Non è un osso che si rompe e non è la fatica, seppur pesantissima, del settimo, complicato, intervento chirurgico in carriera. Ciò che fa male, davvero male, è quella lacerazione che sento dentro al petto, strappo che solo io posso avvertire radicato nel mio profondo, figlio del fatto di essere per l’ennesima volta a tu per tu con me stessa in una situazione del genere nonostante gli sforzi, l’impegno e le scelte lavorative affinché la possibilità che questo tipo di avvenimenti potesse accadere, si riducesse drasticamente. È l’impossibilità di riuscire solamente, che poi per me è tutto, a vivere normalmente la mia passione sugli sci, passione per cui ho lavorato e per cui lavoro assiduamente da una vita intera. Fa malissimo».

A Sofia Goggia manca lo sci, manca il poter vivere appieno la sua passione e il suo lavoro. «Ma bisogna trovare la forza e andare avanti. La Elly aveva ragione: per quanto dura sia accettare questa situazione, non posso fare altrimenti. Il senso forse arriverà poi. È “solo” una prova in più: difficilissima, tosta, ma una in più. Caro papà, anche se nel mio cuore mi sembra di essere ferma distesa su quella pista a Ponte temendo il momento in cui dovrò incrociare gli occhi del mio allenatore, skiman e preparatore per dirgli che anche quest’anno il Sogno si è interrotto, ti prometto che ce la metterò tutta per far sì che questo dolore terribile non sarà invano. Lo prometto a mio padre. E lo prometto a tutti voi».




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