Smaltivano rifiuti illegalmente e pubblicizzavano l’attività con cartelli abusivi: 9 indagati
Una fitta rete di traslochi, smaltimenti e traffici illeciti di rifiuti che si muoveva nell’ombra, mimetizzata dietro la facciata di attività regolari.
Con questo volto si è presentato agli occhi degli investigatori il sistema scoperto e smantellato dalla Polizia Locale di Roma Capitale, che il 31 luglio ha eseguito una complessa operazione di sequestro di mezzi e immobili legata a un’indagine sul traffico organizzato di rifiuti urbani e speciali, anche pericolosi.
Un’indagine nata quasi per caso, da una delle forme di degrado urbano più comuni: i “cartelli gialli” abusivi comparsi in ogni angolo della città, attaccati a pali della segnaletica, cabine, muri, e perfino monumenti.
Dietro quei volantini, pubblicizzanti servizi di “trasporto, facchinaggio e smaltimento”, si celava in realtà un meccanismo ben più vasto e rodato: un sistema illegale di raccolta e gestione di rifiuti messo in piedi da due organizzazioni imprenditoriali collegate, con a capo un cittadino italiano e un altro di nazionalità extra-Ue, entrambi titolari di ditte individuali nel settore degli “svuota-cantine”.
Mezzi, terreni e rifiuti pericolosi: scattano i sequestri
Al termine delle indagini — coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, con il PM Giorgio Orano titolare del fascicolo — gli agenti del Nucleo Ambiente Decoro (NAD) e della U.O. Sicurezza Pubblica ed Emergenziale, con il supporto del Nucleo di Polizia Giudiziaria del Comando Generale, hanno sequestrato 5 autocarri, 2 aree con fabbricati (per un totale di circa 1000 mq), attrezzature aziendali e tonnellate di rifiuti di ogni tipo, accatastati a cielo aperto senza alcuna tutela ambientale.
I mezzi, sprovvisti delle necessarie iscrizioni all’Albo dei Gestori Ambientali, venivano utilizzati per raccogliere e trasportare illegalmente i rifiuti dai clienti — che si rivolgevano agli indagati attratti da prezzi più bassi del mercato — per poi smaltirli senza tracciabilità o, peggio, rivenderne illegalmente le componenti metalliche.
Una struttura piramidale e ben organizzata
Dagli appostamenti e dalle intercettazioni video, è emerso un modello organizzativo definito e gerarchico, con ruoli assegnati a ciascuno dei 9 indagati, dai ritiri presso i clienti fino al trattamento illegale dei materiali.
Le aree sequestrate erano veri e propri centri di smistamento abusivi, dove i rifiuti venivano separati e processati senza alcun presidio ambientale: plastica, metalli, RAEE, arredi demoliti e materiali compositi, tutto finiva ammassato direttamente a contatto col suolo, esponendo l’ambiente a rischi di contaminazione e incendio.
Il danno alla città: ambiente, concorrenza e decoro
Oltre al danno ambientale, l’inchiesta ha evidenziato proventi illeciti su più fronti: i guadagni in nero dai clienti, il risparmio su imposte e smaltimenti regolari, l’assenza di costi pubblicitari grazie ai cartelli abusivi, e una concorrenza sleale verso le imprese che rispettano le regole. Il titolare della ditta di traslochi, un romano 45enne, si garantiva così quote di mercato a scapito di aziende oneste, danneggiate da chi operava fuori da ogni norma.
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