Cultura

Skunk Anansie – Live @ Sequoie Music Park (Bologna, 09/07/2025)

Alterna2 http://www.alterna2.com, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Gli Skunk Anansie sono attivi ormai da oltre 30 anni e hanno pubblicato finora sette album: dopo essersi fermati nel 2001, la band di Londra è tornata insieme nel 2009 e lo scorso maggio è tornata, via FLG Records, con un nuovo LP, “The Painful Truth“, prodotto dalle sapienti mani di David Sitek dei TV On The Radio, che segnava il loro ritorno con nuovo materiale dopo oltre nove anni.

Proprio a supporto del loro settimo lavoro sulla lunga distanza arriva un importante e sostanzioso tour italiano con ben sette date: oggi siamo esattamente a metà cammino e ci troviamo al Parco Delle Caserme Rosse di Bologna.

La rassegna Sequoie Music Park, che appunto ospita Skin e compagni oggi, sta regalando numerose soddisfazioni agli appasionati di musica emiliani con un cartellone di tutto rispetto anche quest’estate: la risposta verso la formazione è inglese è davvero buona stasera e, sebbene l’età media degli spettatori si aggiri intorno ai 40/45 anni, non mancano anche presenze più giovani e il parco davanti al grande palco felsineo risulta molto pieno.

Come dicevamo poco fa, gli Skunk Anansie presentano il loro recentissimo full-legth, ma allo stesso tempo non disdegnano anche numerosi salti in un passato mai dimenticato e ancora estremamente affascinante e molto amato dai fan: leggendo le setlist dei precedenti concerti italiani notiamo un certo equilibrio tra materiale più recente e quello più vecchio e ovviamente non vediamo l’ora di ascoltare tutto quanto in questa versione live.

Partiamo subito con una certa nostalgia, quando sono passate le dieci da pochi minuti: è “Charlie Big Potato” (da “Post Orgasmic Chill” del 1999) ad aprire questa serata. Skin sembra in grandissima forma e i suoi quasi cinquantotto anni per lei sembrano essere solo un numero e la stessa cosa si puo’ dire per la sua voce che, come noteremo per tutta la durata del concerto, è sempre potente ed esaltante come nei primi giorni della band. Il palco Deborah, come anche il resto del gruppo, lo sa tenere molto bene e la sua teatralità in questo pezzo è davvero straordinaria con la potenza di chitarra e basso che ci porta su territori metal davvero molto pesanti con riff rumorosi e intensi, mentre i suoi vocals continuano a essere caldi e toccano vette impensabili per tanti altri artisti.

Il primo pezzo dal loro lavoro più recente della serata è “An Artist Is An Artist” ed è davvero una bomba: ha un’anima elettrica e mette una gran voglia di ballare, mentre le grida della Dyer arrivano dritte e rabbiose e i fan bolognesi rispondono con un continuo handclapping.

“Love Someone Else”, unico estratto da “Anarchytecture” (2016) stasera, è incredibilmente eccitante e rumorosa con un coro che sa trascinare il pubblico emiliano e mette ancora una volta in luce le doti vocali di Skin.

Non poteva mancare il vecchissimo singolo “Hedonism (Just Because You Feel Good)”, decisamente più soft e riflessivo, mentre il drumming di Mark Richardson si fa sempre più insistente: non riusciamo a descrivere con poche parole le emozioni che abbiamo provato ad ascoltare finalmente questa canzone dal vivo. Assolutamente vitale come lo era negli anni ’90, è cantata da tutti – ma proprio tutti – i presenti stasera al Parco Delle Caserme Rosse. Sono brividi puri.

Subito dopo la nuova “Shame” non è da meno a livello di emotività con un tocco di elettronica, ma anche tanta passione e una sola protagonista assoluta, ancora una volta la voce di Deborah, totale padrona del palco e dei cuori dei numerosi fan felsinei.

Il poker d’assi che gli Skunk Anansie si giocano subito dopo è qualcosa che solo pochissime band hanno la possibilità di potersi giocare: la grandissima emotività di “You’ll Follow Me Down”, suonata con la chitarra acustica, la bomba esplosiva di nome “Weak” che arriva in faccia dura e cruda, ma che sa comunque regalare sensazioni meravigliose, l’intensità di “I Can Dream”, con chitarre graffianti e una forza emotiva unica, tanto da trascinare Skin in mezzo al pubblico e “Twisted (Everyday Hurts)”, dove la sezione ritmica spinge con estrema cattiveria. Usciamo da questa combo davvero prosciugati a livello mentale da ogni energia, ma quanta bellezza! Incredibile a dir poco.

Come se non bastasse sono la rabbia, l’intensità e l’adrenalina assurda di “Tear The Place Up” a chiudere il mainset con l’ennesima botta in faccia.

C’è ovviamente spazio anche per un sontuoso encore che si apre con “Secretly”, altro gioiello della loro discografia, che con la sua anima riflessiva ci permette di tirare il fiato per qualche minuto, mentre la sua potenza emotiva è qualcosa di incredibile e Skin azzecca ancora una volta acuti di rara bellezza (e anche qui dobbiamo ribadire che si tratta di una vera fuoriclasse perché sono pochissimi gli artisti che si possono permettere queste performance).

C’è pure spazio per un’esplosiva versione di “Highway To Hell” degli AC/DC, prima di “Little Baby Swastikkka”, il loro primo singolo in assoluto, estratto dal loro debutto sulla lunga distanza “Paranoid & Sunburnt” (1995): la cattiveria è sempre la stessa di trenta anni fa ed è impossibile non lasciarsi trascinare dalla sua grande e rumorosa intensità.

Quando tutto sembra finito, la formazione londinese torna di nuovo sul palco per un ultimo brano – un altro pezzo dal recente “The Painful Truth” – “Lost And Found”, con la voce di Skin che viaggia passionale sopra il piano, mentre il pubblico emiliano oscilla, prima che le chitarre prendano il sopravvento nel finale della canzone.

Davvero una bellissima serata, dove gli Skunk Anansie hanno trovato il modo per far convivere le buone recenti produzioni e gli incredibili ricordi della prima parte della loro carriera: la potenza del loro suono e la voce sempre meravigliosa di Skin hanno poi aggiunto ulteriore magia alla serata. Circoletto rosso per questa rock band inglese!


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »