Economia

Sistemi pensionistici, la classifica: in cima Paesi Bassi e Islanda, l’Italia è terzultima in Europa


L’inverno demografico che sta caratterizzando diversi Paesi, con il calo delle nascite e l’aumento delle aspettative di vita delle persone, ha un impatto sui sistemi pensionistici, mettendo in difficoltà la loro sostenibilità nel lungo tempo. Un rischio legato agli squilibri che si creano tra il numero di lavoratori, che contribuiscono alle entrate contributive, e quello dei percettori della pensione. Una questione cruciale che anche l’Italia sta affrontando: come hanno fatto notare Vito La Monica (direttore centrale pensioni) e Gianfranco Santoro (direttore centrale Studi e ricerche) in un’audizione dell’Inps in Commissione parlamentare, per fronteggiare l’invecchiamento della forza lavoro, non compensata dalle nuove nascite, è importante aumentare la quota di lavoratori e migliorare la continuità delle posizioni lavorative, incentivando la partecipazione al mercato del lavoro di donne e giovani.

Per contribuire a dare una risposta a queste sfide sociali, finanziarie e demografiche, Mercer e CFA Institute hanno pubblicato la nuova edizione del Global Pension Index, che mette a confronto 52 sistemi pensionistici nel mondo, che includono il 65% della popolazione mondiale, utilizzando oltre 50 indicatori. I Paesi Bassi, l’Islanda e la Danimarca si confermano ai vertici della classifica globale ottenendo i rating più alti – rispettivamente 85,4; 84 e 82,3 – seguiti da Singapore (80,8) e Israele (80,3): questi sistemi offrono notevoli prestazioni agli utenti, sono sostenibili e presentano un alto livello di integrazione con la previdenza privata. Dall’altro lato della classifica c’è l’India, che ha ottenuto il punteggio più basso (43,8). L’Italia è terzultima in Europa, e si colloca al 37° posto su 52 Paesi, seguita da Cina e Giappone: il punteggio complessivo della Penisola sale da 55,4 riportato nel 2024 a 57 nel 2025, grazie a un miglioramento in tutti e tre i fattori chiave analizzati (adeguatezza, sostenibilità e integrità), all’aggiornamento sui dati di crescita economica pubblicati dal Fondo monetario internazionale e a un incremento del tasso di risparmio netto delle famiglie; tuttavia, resta inferiore alla media europea (69) e a quella globale (64).

“Il nuovo Global Pension Index 2025 mette in evidenza un tema cruciale per il futuro del nostro Paese: la sostenibilità e l’adeguatezza del sistema pensionistico italiano in un contesto demografico ed economico sempre più complesso. I risultati ci ricordano che l’Italia continua a pagare il prezzo di un modello fortemente sbilanciato sul pilastro pubblico, con una partecipazione ancora troppo limitata ai sistemi complementari e una scarsa cultura finanziaria che frena la pianificazione previdenziale individuale”, spiega Giuliano Palumbo, presidente di CFA Society Italy, sottolineando che “il dato più significativo non riguarda solo la dimensione economica, ma la dimensione culturale. In Italia il risparmio esiste – ed è tra i più elevati in Europa – ma raramente è orientato al lungo periodo. Il tema non è la mancanza di risorse, ma la mancanza di indirizzo. La maggior parte dei cittadini continua a percepire la pensione come responsabilità esclusiva dello Stato, mentre i trend demografici – invecchiamento della popolazione e calo delle nascite – rendono questa impostazione sempre meno sostenibile”.

Per questo, aggiunge l’esperto, “In questo scenario, il rafforzamento della previdenza complementare e di strumenti di lungo termine non è più solo un’opportunità: è una necessità. Il rapporto mostra chiaramente che i Paesi con i sistemi più solidi sono quelli in cui pubblico e privato collaborano, dove esistono incentivi intelligenti, trasparenza e fiducia nelle istituzioni finanziarie. L’Italia sta compiendo alcuni passi in questa direzione, ma troppo lentamente”.

Più nel dettaglio, per aumentare il punteggio del sistema pensionistico italiano, gli autori del report suggeriscono alcune misure: ampliare la copertura dei lavoratori dipendenti negli schemi pensionistici occupazionali, in modo da aumentare il livello di contributi e di asset; continuare ad aumentare il tasso di partecipazione alla forza lavoro nelle fasce d’età più avanzate, visto che cresce l’aspettativa di vita delle persone; limitare la possibilità di accesso alle prestazioni prima del pensionamento; e infine ridurre il debito pubblico e la spesa pubblica per le pensioni in rapporto al Pil.

“Un secondo elemento critico è la gestione del rischio di longevità: viviamo più a lungo, ma non necessariamente meglio dal punto di vista della sicurezza finanziaria. Servono soluzioni innovative che combinino finanza, welfare e tecnologia, capaci di accompagnare le persone lungo tutto l’arco della vita. In questo, l’industria del risparmio gestito può e deve giocare un ruolo strategico”, continua Palumbo. E conclude: “Da parte nostra, come CFA Society Italy, crediamo che la chiave per affrontare questa sfida sia duplice: più educazione finanziaria e più fiducia. Educazione per aiutare i cittadini a comprendere il valore della pianificazione previdenziale; fiducia per avvicinare famiglie e imprese agli strumenti disponibili, in un contesto regolatorio chiaro e orientato alla tutela dell’investitore”.

Lo studio ricorda che nel 2024 sono cresciuti gli asset pensionistici. Considerando i Paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), gli asset destinati alla pensione sono aumentare del 10% lo scorso anno, raggiungendo 63,1 mila miliardi di dollari. Una dinamica trainata dal rafforzamento dei mercati azionari e da contributi costanti, che segna un ritorno al trend positivo di lungo termine del risparmio pensionistico globale. Dal 2003, gli asset sono più che triplicati nell’Ocse, sostenuti dalle performance di mercato e dalle riforme politiche che hanno accresciuto la partecipazione e diversificato i modelli di finanziamento pensionistico.

Infine, gli autori del report sottolineano che i governi nel mondo influenzano, fino anche a limitare, gli investimenti dei fondi pensione privati: l’incertezza globale e la crescente dimensione degli asset dei fondi pensione stanno spingendo alcuni di loro a considerare la possibilità di incoraggiare i fondi a effettuare più investimenti domestici in aree considerate prioritarie per l’interesse nazionale e i benefici di lungo termine della società. Così suggeriscono alcuni principi da seguire per bilanciare le azioni che mirano all’interesse degli aderenti ai piani pensionistici privati con quelle indirizzate a migliorare il benessere collettivo, dal pieno accesso ai mercati a pratiche di governance robuste, fino alla collaborazione tra fondi e governi per creare opportunità di investimento.


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