Sistema Sorrento, cosa scrive il gip di Torre Annunziata sullo scandalo
Persino durante l’ultima cena al ristorante, conclusa con l’arresto in flagranza di reato, il sindaco di Sorrento Massimo Coppola era tornato a vessare l’imprenditore di Prisma Michele De Angelis. La cimice nascosta sotto il tavolo dai finanzieri registra un colloquio chiaro sul punto tra il primo cittadino e l’uomo che gli versava 1000 euro di tangenti a settimana sulla refezione scolastica e sull’asilo nido. La sera del 20.5.2025 De Angelis si presenta con 6000 euro divisi in 120 banconote da 50 euro da consegnargli. Le ha fatte prima fotocopiare dai finanzieri. L’incontro inizia alle 20.50 circa. Il sindaco gli prende il cellulare, prende anche quello del suo staffista Francesco Di Maio, e li ripone in un’altra sala. Si aspettava 24.000 euro, l’ultima tranche dell’accordo (negli anni avrebbe già intascato circa 100.000 euro). Di fronte solo al quarto della somma, la chiacchierata assume un tono irritato.
Coppola: “Scusa ma l’anno prossimo lo farai? oppure vuoi rinunciare? Io mi devo regolare perché senò…”
De Angelis: “Io non sono .., ahhh non sono in grado di pagare nulla Massimo cioè oltre che gareggiare sulla gara perché non ce la faccio proprio questa è la situazione!”
Coppola: “Magari una tantum come dire…”
De Angelis: “Eh dopo io non ce la faccio proprio perché non c’ho margini, perché sto male … sto messo male”.
Una volta chiarito che De Angelis non ha più intenzione di concorrere all’appalto, se deve continuare a pagare mazzette per vincerlo, la conversazione prende questa piega: Coppola rinfaccia all’imprenditore una serie di problemi sulla qualità del servizio, lamenta che i dipendenti di Prisma vanno a sfogarsi da lui per le cattive condizioni di lavoro, e poi dice: “Allora Miche’ io ti voglio bene come che però tu non puoi aspettare che perché io tu appena usciamo da qua io poi domani devo andare a fare un’altra interlocuzione”.
Il gip: “Allarmante la pervicacia del sindaco” – Questa intercettazione ambientale è decisiva. La utilizza a piene mani la giudice per le indagini preliminari di Torre Annunziata Emanuela Cozzitorto per motivare la convalida dell’arresto in carcere del sindaco Coppola (difeso dall’avvocato Gianni Pane) e dello staffista-giornalista Francesco Di Maio (difeso dall’avvocato Alessandro Orsi). Dimostra, secondo il giudice, la “allarmante pervicacia del Coppola, che invero non esitava a minacciare, neanche troppo velatamente, il suo interlocutore in ordine alle circostanze: che era imminente la scadenza dell’aggiudicazione dell’appalto (quello della manutenzione dell’asilo comunale, triennio 2022-25); che si sarebbe dovuto regolare sulle sue intenzioni reali, lasciando intendere che in mancanza della sua disponibilità sarebbe stato taglieggiata un’altra vittima disposta al pagamento di somme indebite, almeno “una tantum”.
Perché nel ‘Sistema Sorrento’ una ditta disposta a oliare gli ingranaggi prima o poi si sarebbe trovata. “Il sindaco mi disse che per lavorare bisognava pagarlo perché aveva avuto spese di campagna elettorale e anche Di Maio mi disse che con Coppola l’unico modo di lavorare e quindi di vincere appalti era pagare tangenti”, dichiara De Angelis in due verbali rilasciati alla Guardia di Finanza tra il 24 e il 25 marzo scorso. Poi rivedrà i finanzieri il 15 aprile. Si sta mettendo in modo la macchina dell’arresto di Coppola.
De Angelis non ce la faceva più. Il gip: “Soffocante strozzinaggio”- L’imprenditore di Prisma, 140 dipendenti e servizi di refezione diffusi tra quasi tutti i comuni della costiera sorrentina, aveva infatti deciso di vuotare il sacco. Si è recato alla Gdf perché ormai non ce la fa più a onorare gli impegni, sia quelli leciti che illeciti. “Pagavo e sto pagando mille euro a settimana”, ribadisce. “Era soffocato da un sostanziale strozzinaggio”, scrive il giudice a proposito di quelle mazzette. Per racimolare quelle somme, si arrangiava in ogni modo, anche prelevando dalla cassa del suo ristorante, il Bistrot.
Ma da febbraio De Angelis aveva sospeso i versamenti al sindaco, sia perché aveva saputo da Di Maio che Coppola a fine dicembre era stato fermato dai finanzieri con 15.000 euro in contanti dentro a un panettone “e quindi avevo paura”, sia per le serie difficoltà economiche che Prisma sta attraversando dopo alcuni investimenti a Capri e Massa Lubrense. Eppure Coppola gli stava addosso, “era stato anche a casa mia in tre occasioni”. In una si addormenta per la stanchezza. Quando le mazzette si interrompono, viene avvicinato da Di Maio: “Mi disse che il sindaco si era infuriato per questo ritardo”. Avrebbe ancora 24.000 euro da “saldare” secondo i patti. “Io gli dissi che volevo pagare tutto il rimanente nel giro di due mesi e allontanarmi da questa situazione”. L’ultimo appuntamento al ristorante doveva chiudere le pendenze.
Il giornalista-intermediario delle tangenti – Nel corso dell’interrogatorio di convalida, Di Maio ha fatto delle ammissioni ed ha sostanzialmente confermato l’esistenza di un giro di tangenti. Pur confessando, avrebbe però provato a ridimensionare il proprio ruolo, ritraendosi estraneo alla costruzione degli accordi a monte. Il giudice non gli crede e scrive che faceva il “doppio gioco”. Sembra più credere a De Angelis nella parte in cui l’imprenditore afferma che fu Di Maio ad avvicinarlo per primo e gli disse “che se volevo vincere l’appalto avrei dovuto pagare al sindaco 40.000 euro di tangente”.
E iniziare a corrispondere le somme anche prima dell’aggiudicazione formale. Al buio. Sulla fiducia. Dopo, Di Maio, “sapendo che io fossi in attesa di pagamenti da parte del comune – mi diceva che avrebbe potuto intermediare per le mie richieste di denaro, ma voleva altro denaro in cambio. Ero già in difficoltà economica e mi rifiutai”. L’ordinanza precisa che Di Maio era solito trattenere il 30% delle mazzette di De Angelis per il sindaco. Coppola qualche volta avrebbe protestato perché prendeva troppo.
Giornalista pubblicista, patron da circa 30 anni del diffuso settimanale locale Agorà, che ha diretto a lungo prima di essere sostituito dalla moglie, Di Maio ha provato a dipingersi come persona sotto scacco sia di De Angelis, col quale collaborava per le campagne di comunicazione di Prisma, sia di Coppola: “Mi aveva messo nel suo staff per zittirmi ed evitare stampa negativa sul mio settimanale”. Parole che dovrebbero suggerire qualche interrogativo sulla qualità e l’imparzialità dell’informazione locale in costiera sorrentina.
Le esigenze cautelari – Nel convalidare gli arresti, il giudice evidenzia che l’abitudine di Coppola a requisire i cellulari degli interlocutori per paura di essere registrato è un sintomo di “scaltrezza criminale”, e lo descrive come “soggetto sicuramente incline a delinquere, in possesso delle necessarie competenze e di una rete di conoscenze a cui rivolgersi”. Per questo deve restare in carcere. Come Di Maio, “che ha agito in stretta sinergia” col sindaco. Quindi c’è il pericolo che reiterino i reati, ma sul punto, per disegnare un quadro di minore gravità rispetto a questo pericolo, il giudice apre uno spiraglio per il giornalista: “Sarebbe necessario un contributo maggiore e più consistente spessore in termini, da un lato, di contributo alle indagini in corso e, d’altro lato, di recisione di qualunque legame rispetto al tessuto fortemente clientelare e corruttivo nel quale sono maturati i fatti in contestazione”. In parole povere: se Di Maio farà ulteriori ammissioni e fornirà altre prove, e si allontanerà dai luoghi dove ha imperversato nel suo doppio ruolo di staffista di un politico, e direttore di fatto di una testata, potrebbe uscire presto da Poggioreale.
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