Sinner si accorda con la Wada per il caso Clostebol: tre mesi di sospensione
ROMA – Jannik Sinner si è accordato con la Wada per scontare tre mesi di sospensione (dal 9 febbraio al 4 maggio). Il caso Clostebol si è concluso prima ancora di arrivare davanti al Tas grazie a un accordo tra le parti, non un vero e proprio patteggiamento, che fermerà l’altoatesino fino a maggio. Meno di un anno dopo quelle due positività riscontrate durante il torno di Indian Wells del 2024, il numero uno del mondo è costretto a uno stop forzato (nel comunicato ufficiale in inglese si parla di “ineligibility”): troppo alto il rischio di una sconfitta davanti al Tribunale arbitrale sportivo di Losanna, che avrebbe potuto squalificarlo per almeno un anno: questa era la richiesta della Wada, l’agenzia mondiale antidoping che aveva impugnato la sanzione minima comminata a Sinner dopo la positività. Le udienze erano fissate per il 16 e 17 aprile, ma la decisione sarebbe potuta arrivare anche due mesi dopo, compromettendo l’intera stagione o quasi. Per questo ha transato: nessuna ammissione di responsabilità, ma il modo – per lui e per la Wada – perché nessuno esca dalla vicenda con troppi danni.
Sinner patteggia 3 mesi: quando può tornare in campo
L’accordo tra le parti è una fattispecie prevista dal procedimento: Sinner potrebbe tornare agli Internazionali di Roma saltando i primi tornei primaverili, da Indian Wells a Miami, da Montecarlo a Madrid. In ogni caso vuole essere in campo al Roland Garros, al via il 25 maggio (anche se c’è da capire quale sarà il suo stato di forma). Di certo, e cosa più importante, Sinner non perderà i punti conquistati finora, né i titoli: non sono a rischio quindi gli Slam vinti a New York ad agosto e Melbourne a gennaio. E potrebbe persino restare numero uno: dipenderà dai risultati dei suoi rivali. Per la Wada Sinner era colpevole per il principio secondo cui ogni atleta è responsabile anche del suo team. In questo caso, del comportamento dell’ex preparatore atletico Umberto Ferrara e del fisioterapista Giacomo Naldi.


Sinner positivo: cosa era successo
Sinner era risultato positivo a due controlli antidoping lo scorso marzo. Controlli che avevano evidenziato la presenza di Closteol, uno steroide, nelle sue analisi. Immediatamente Sinner e i suoi legali avevano fornito una spiegazione: contaminazione dovuta all’uso di uno spray cicatrizzante da parte di Naldi prima di massaggiarlo. Uno spray che gli aveva fornito Ferrara, che lo aveva acquistato a Bologna e aveva prodotto anche la ricevuta di acquisto. L’Itia – l’agenzia internazionale sull’integrità nel tennis – aveva accettato e riconosciuto la contaminazione accidentale e ad agosto aveva punito Sinner con una carezza: togliendogli i punti di Indian Wells per la responsabilità oggettiva sul suo team e nulla più.


Cosa rischiava Sinner con un processo
Alla Wada però quella sanzione non era sembrata congrua. E a novembre l’agenzia mondiale antidoping aveva impugnato la decisione portando di fatto la questione al Tas, il tribunale arbitrale dello sport di Losanna. Solo pochi giorni fa il portavoce della Wada aveva annunciato l’intenzione di chiedere al Tas una sanzione di “uno o due anni” per Sinner. Sì, perché per un atleta professionista la squalifica minima, decisa da un tribunale, è di un anno. Un rischio altissimo per Sinner, che avrebbe perso il numero uno nel ranking e soprattutto un anno di carriera. L’accordo invece può permettergli addirittura di provare a inseguire ancora il Grande Slam 2025.
La Wada: “Sinner non voleva barare”
L’agenzia antidoping ha accettato le spiegazioni di Sinner: “Wada – si legge nel dispositivo dell’accordo – riconosce che Sinner non aveva intenzione di barare e che l’assunzione di Clostebol non ha fornito alcun beneficio in termini di prestazioni, avvenendo a sua insaputa a causa della negligenza di alcuni membri del suo entourage. Tuttavia, secondo il Codice e in base ai precedenti del Tas, un’atleta è ritenuto responsabile della negligenza del proprio entourage. Considerando l’unicità dei fatti di questo caso, è stata ritenuta appropriata una sospensione di tre mesi. Wada non ha richiesto la squalifica di alcun risultato, ad eccezione di quanto già imposto dal tribunale di primo grado”.
Sinner: “Ok all’accordo perché il caso pesava su di me da un anno”
Jannik Sinner ha così commentato l’accordo: “Questo caso pendeva su di me ormai da quasi un anno e il processo aveva ancora tempi lunghi, con una decisione che forse sarebbe arrivata solo alla fine dell’anno. Ho sempre accettato di essere responsabile della mia squadra e ritengo che le rigide regole della Wada siano una protezione importante per lo sport che amo. Su questa base ho accettato l’offerta della Wada di risolvere il presente procedimento sulla base di una sospensione di tre mesi”.
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