Società

Simone Marchetti, l’editoriale: Persone che se ne fregano

Questo editoriale di Simone Marchetti è pubblicato sul numero 44 di Vanity Fair fino al 28 ottobre 2025.

In una una bellissima lettera scritta al Corriere della Sera durante lo scorso weekend, Marina Berlusconi fa un discorso imprenditoriale e politico che mi sembra fondamentale per questo momento storico.

Il suo punto di partenza sono tre libri, pubblicati dalla sua casa editrice, in cui gli autori mettono sotto la lente d’ingrandimento le drammatiche voragini che le Big Tech, ovvero i grandi gruppi tecnologici, stanno scavando nelle nostre vite.
Nvidia, Microsoft, Apple, Alphabet, Amazon: questi cinque attori producono un Pil paragonabile a quello dell’Europa. E già questo fa pensare. Eppure, non è nemmeno il vero punto. Queste cinque Big Tech, infatti, non sono solo giganti ricchissimi ma molto spesso non pagano le tasse nei Paesi dove operano, dribblano le leggi e soprattutto sono agenti politici rilevanti come o forse anche più dei partiti più rilevanti.
In questi due decenni, hanno messo in crisi le democrazie, fomentato il fenomeno delle notizie false, messo in crisi chi fa libera informazione, polarizzato l’opinione pubblica, stravolto il mondo del lavoro e manipolato molte elezioni.
Ovviamente hanno anche portato innumerevoli progressi e altrettante incredibili innovazioni. Ma il prezzo da pagare è stato forse troppo alto. E negli anni a venire sembra destinato a salire.
La loro principale difesa è il diritto alla libertà. Di espressione, soprattutto. Ma, come ben analizza Marina Berlusconi, «un mercato è davvero libero solo quando risponde a delle regole e a delle leggi».
In altre parole: se queste Big Tech sono così brave a schivare regimi fiscali e normative comunitarie, non sarebbe invece ora di imporre loro la responsabilità dei contenuti che pubblicano?
Se, infatti, un giornale, un sito d’informazione o comunque un organo di notizie pubblica qualcosa di falso o di offensivo, ne deve rispondere di fronte alla legge se non, ancora prima, di fronte alle normative deontologiche della professione giornalistica.

C’è, infine, un’ultima importante questione analizzata da Marina Berlusconi: la lentezza.

Per leggere un articolo lungo, per consultare un giornale, per finire un libro ci vuole tempo. Molto tempo. Perché la conoscenza richiede lentezza, al contrario delle opinioni mordi e fuggi, polarizzanti e manipolatorie, che si possono acquisire leggendo un post o guardando un video di pochi secondi.

In uno dei libri citati nella lettera, si parla dei vertici delle Big Tech come di «persone che se ne fregano» delle conseguenze del loro operato. Forse è arrivato il momento di mettere un freno al loro potere. Perché la grande e incredibile innovazione che hanno portato non è abbastanza per giustificare i danni che stanno causando alla nostra civiltà.

Buona lettura

Simone Marchetti

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