Sicurezza, cosa sono le Zone rosse. Ferdinandi: «Non risolvono i problemi alla radice»
di Dan.Bo.
Il giorno dopo la riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza, a Perugia si continua a parlare della cosiddetta Zona rossa che sarà istituita dal prefetto a Fontivegge nel corso dell’estate. Stazione che rimane dunque al centro dell’attenzione ma dove, dati della questura alla mano, si verifica meno del 5 per cento dei reati registrati nel territorio.
Le zone rosse Ma cosa sono queste zone rosse? Introdotte dal governo Meloni con il decreto Sicurezza (e in particolare con una direttiva del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi), permettono ai prefetti di individuare aree urbane nelle quali vietare l’accesso o la permanenza a soggetti ritenuti pericolosi per l’ordine pubblico. Una misura che ha sollevato anche diversi dubbi giuridici e sociali: l’assenza di un controllo giudiziario preventivo e criteri poco chiari per l’allontanamento dei soggetti coinvolti hanno fatto parlare anche di possibili arbitrarietà e violazioni dei diritti fondamentali. Secondo sociologi e urbanisti, inoltre, si rischiano stigmatizzazione dei quartieri, con effetti economici negativi e un clima di sorveglianza diffusa. Zone rosse al momento sono state attivate in almeno dieci città italiane tra cui Milano, Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Padova e Venezia, con quasi 25 mila controlli e 228 allontanamenti.
FONTIVEGGE DIVENTERÀ ZONA ROSSA
Il progetto «Misure di controllo rafforzato, come la zona rossa adottata a Fontivegge, sono strumenti che non risolvono i problemi alla radice» ha detto venerdì la sindaca, Vittoria Ferdinandi, presentando presso la Procura generale della Corte d’Appello il progetto «Giovani e territorio – Mappatura e intervento sul disagio giovanile». Un’iniziativa congiunta tra Comune, Procura e Università di Perugia per affrontare il disagio giovanile con un approccio integrato e strutturato.
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Approccio integrato Secondo Ferdinandi, la sicurezza urbana non può essere ridotta alla sola repressione. Serve piuttosto un lavoro sistematico che tenga conto delle «problematiche emergenti come quelle del disagio giovanile e delle baby gang», con l’obiettivo di «comprendere i fenomeni prima di attuare strategie di intervento efficaci». Il progetto si articolerà in due fasi: una prima di studio epidemiologico sui reati minorili degli ultimi cinque anni, e una seconda basata su azioni concrete nei quartieri più fragili, tra cui sportelli di ascolto, giustizia riparativa e presidi educativi. Il consigliere comunale Federico De Salvo ha aggiunto che il disagio giovanile è anche una questione di salute mentale e che «è fondamentale intervenire prima che si manifestino comportamenti devianti».
I controlli Sul piano operativo, intanto, proseguono i controlli straordinari nell’area di Fontivegge. Solo martedì scorso sono stati identificati 88 individui, controllati 24 veicoli e verificati diversi esercizi commerciali da parte della polizia. Le operazioni, a cui hanno partecipato anche polizia locale, Scientifica e Reparto prevenzione crimine, si sono concentrate sulle vie principali del quartiere, sugli spazi condominiali e su aree verdi come lo skate park di piazza del Bacio. Durante i controlli è stata comminata anche una sanzione per un veicolo senza revisione.
Le opposizioni Sul fronte politico, i gruppi di opposizione in consiglio comunale dopo la riunione del Comitato definiscono l’istituzione della zona rossa come «un atto che certifica ufficialmente ciò che denunciamo da mesi: esiste una condizione di emergenza e di eccezionalità». Secondo l’opposizione, l’intervento del Governo rappresenta un’ammissione del fallimento dell’amministrazione comunale, colpevole – a loro dire – di aver sottovalutato il problema e compiuto scelte «sbagliate». «Colpisce che, finalmente, il sindaco Ferdinandi oggi apprezzi la decisione del Governo», si legge ancora nel comunicato, dove si parla di «clamoroso cambio di rotta» da parte della sindaca, accusata di aver vissuto «nel Paese dei Balocchi». L’opposizione conclude rivendicando di aver sempre sollevato il tema con «serietà e determinazione», e ora chiede alla giunta «atti chiari, scelte nette e – soprattutto – assunzione di responsabilità».
Il M5S Dall’altra parte della barricata la deputata Emma Pavanelli (M5S) accusa il sottosegretario Prisco di essersi «svegliato» solo ora sulla sicurezza a Perugia, dopo mesi di attacchi alla sindaca Ferdinandi. Pavanelli sottolinea che il Comune ha già avviato misure concrete: nuove assunzioni nella municipale, investimenti in videosorveglianza, riforma antidegrado e controlli su affitti e licenze. Critiche, infine, anche per l’approccio «propagandistico» di Fratelli d’Italia e la proposta di “zona rossa” a Fontivegge, definendola tardiva e parziale.
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