Si torni al Ministero per individuare nuovo player
Non si placano le proteste alla Tma, la newco composta dalla Tme e da Invitalia, subentrata alla Jabil allo stabilimento di Marcianise.
Il sindacato Usb rifiuta di sottoscrivere la cassa integrazione a rotazione. “Fin dall’inizio abbiamo respinto l’ipotesi che il futuro dello stabilimento potesse essere legato al progetto proposto da Tma, un progetto fragile e privo delle necessarie garanzie industriali – si legge in una nota del sindacato – Un progetto che rileva una fabbrica perfettamente operativa e satura e la porta sin da subito a una riduzione complessiva delle sue attività. È impensabile, per noi, che dopo aver detto unitariamente no a quel piano oggi si apra la strada a un riconoscimento formale che di fatto legittima la stessa operazione sotto altre forme”.
Per il sindacato la cassa integrazione per “riorganizzazione” “non è uno strumento neutro: per legge serve a sostenere un piano industriale dichiarato funzionale al rilancio produttivo. Firmare significherebbe certificare la bontà di un piano che invece riteniamo inconsistente e pericoloso, perché rischia di accompagnare i lavoratori in una lunga fase di sospensione senza alcuna prospettiva di recupero della totalità degli occupati. Questa richiesta di Cigs arriva, fra l’altro, ancora prima di conoscere l’esito del paventato ingresso di Invitalia, forse l’unico fievole elemento di garanzia messo sul tavolo. Sappiamo bene che le istituzioni possono concedere la Cigs anche in assenza di un accordo sindacale: proprio per questo l’assenza di una condivisione sindacale lascia aperti spazi di tutela individuale e collettiva, documentando formalmente che il sindacato non ha ritenuto credibile il piano e impedendo all’azienda di usare un consenso unitario come paravento – anche giuridico – delle proprie scelte”.
“Noi non possiamo accettare che la sopravvivenza di centinaia di famiglie sia utilizzata come merce di scambio per legittimare un’operazione industriale di dubbio valore – proseguono -Per noi vale una sola regola: non firmare oggi ciò che domani potrebbe chiudere ogni spazio di lotta e di difesa. Usb continuerà a battersi con trasparenza e coerenza, perché questa vertenza merita una soluzione vera e non un accompagnamento lento e doloroso verso la disoccupazione. La nostra organizzazione chiede al soggetto subentrante un passo indietro: serve tornare al Ministero per garantire la ricerca di un player industriale di comprovata solidità, attraverso un advisor riconosciuto dalle istituzioni”, conclude.
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