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“Si sono scontrate nel Mar Giallo”: alta tensione tra le navi di Cina e Corea del Sud

Mentre il mondo intero osserva quanto sta accadendo al vertice della Cooperazione economica Asia-Pacifico(Apec) a Gyeongju, in Corea del Sud, tra un incontro diplomatico d’alto livello e l’altro, un think tank statunitense ha diffuso un’indiscrezione clamorosa che potrebbe tornare ad alimentare nuove tensioni regionali. Pare, infatti, che il mese scorso sia andato in scena uno scontro tesissimo, durato 15 ore, tra le imbarcazioni della Guardia Costiera Cinese e alcune navi sudcoreane in una zona contesa del Mar Giallo. La vicenda avrebbe coinvolto una nave di ricerca di Seoul, l’Onnuri, che si sarebbe avvicinata a strutture sospette controllate da Pechino che la Cina sostiene siano utilizzate per l’acquacoltura. Ecco che cosa sappiamo.

Cosa è successo tra Cina e Corea del Sud

Secondo quanto riportato da Beyond Parallel, portale gestito dal Centro per gli studi strategici e internazionali (CSIS), l’episodio sarebbe andato in scena nella cosiddetta Zona di misure provvisorie (PMZ), un’area nel Mar Giallo in cui Corea del Sud e Cina vantano rivendicazioni sovrapposte relative alle rispettive zone economiche esclusive (ZEE). In base a un accordo del 2001, le due parti hanno concordato di consentire ai propri pescherecci di operare in loco e di gestire congiuntamente le risorse marine, vietando però qualsiasi attività extra (tanto meno operazioni militari).

Citando i dati del sistema di identificazione automatica di Starboard Maritime Intelligence, una piattaforma neozelandese basata sull’intelligenza artificiale per l’intelligence marittima globale, il think tank ha scritto che la nave della guardia costiera cinese 6307 e altre due imbarcazioni avrebbero seguito l’Onnuri per circa sei ore dopo il suo ingresso nella PMZ. Le imbarcazioni sudcoreane erano probabilmente state inviate a osservare le piattaforme Shen Lan 1 e Shen Lan 2 situate nella suddetta PMZ. Seoul sostiene infatti che le due piattaforme di acquacoltura cinesi completate da Pechino lo scorso anno siano state costruite senza previa consultazione, come richiesto dalla reciproca gestione delle zone marittime.

Alta tensione

Mentre l’Onnuri e una nave della guardia costiera sudcoreana si avvicinavano alle strutture, due navi della Guardia Costiera Cinese le avrebbero affiancate e seguite da vicino per 15 ore, finché i mezzi di Seoul non si sarebbero ritirati dalla zona. “Questo ultimo incidente mette in luce il modello in atto di presenza e sorveglianza deliberata nei pressi delle piattaforme cinesi schierate unilateralmente in acque contese“, si legge nell’analisi di Beyond Parallel. Secondo quanto riportato, la Cina ha iniziato a installare le strutture nel 2018. Pechino ha respinto i sospetti che le installazioni possano essere utilizzate per l’esplorazione petrolifera o per rivendicazioni territoriali, insistendo sul fatto che il loro unico scopo è la pesca e l’acquacoltura e che sono conformi sia al diritto interno che al diritto internazionale.

Le tensioni sono cresciute nell’arco degli ultimi mesi. A febbraio di quest’anno, uno scontro simile si è verificato nella PMZ quando Seoul ha tentato di indagare su un’altra struttura in acciaio costruita in Cina, che a suo dire era una piattaforma per l’acquacoltura. A gennaio, citando fonti di intelligence, i media sudcoreani hanno riferito che la Cina stava progettando di installare ben 12 strutture in acciaio nelle acque, con un rapporto che affermava che una struttura era alta e larga circa 50 metri.

Secondo l’Assemblea Nazionale sudcoreana, Pechino avrebbe interferito in 27 delle 135 ispezioni marittime sudcoreane dal 2020, ovvero quasi una su cinque. Un rapporto della Marina sudcoreana ha inoltre mostrato che almeno 13 boe di osservazione oceanica cinesi sono state installate nel Mar Giallo tra il 2018 e il 2023.


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