Friuli Venezia Giulia

Si salvò perchè in missione, oggi vuole intitolare una via ad alpino morto alla Goi

GUARDA IL SERVIZIO VIDEO. Fu inviato, controvoglia, a Peschiera del Garda per fare la guardia allo storico carcere militare, oggi dismesso. Quella trasferta, però, gli salvò la vita. Ad evitare per puro caso la furia dell’Orcolat fu un soldato di leva abruzzese, di stanza alla “Goi Pantanali” di Gemona.  Giulio Gino Di Giacomo, all’epoca ventenne artigliere di montagna, ricorda nitidamente quel tragico 6 maggio del 1976 in cui persero la vita 29 suoi commilitoni.

“La nostra caserma era delegata a inviare ogni 15 giorni personale per sorvegliare il principale carcere dell’Esercito Italiano – ci racconta Giulio, oggi arzillo settantunenne residente a Ostia -. Mi mandarono per la terza volta là, nonostante le mie lamentele. Quella che ritenevo quasi una punizione, invece, mi ha salvato la vita”. “Quel giorno, alle 21:00, ero sulla garitta a fare la guardia e, nonostante i circa 240 km di distanza, il terremoto del Friuli si sentì nitidamente”.

Il giorno dopo, Giulio fu rispedito immediatamente in Friuli, per aiutare gli amici e i colleghi e salvare il salvabile. Quello che vide davanti a sé furono solo macerie, distruzione e disperazione.

Oggi, a distanza di 49 anni, questa penna nera ricorda bene i giorni dei soccorsi e spera che per il 50° anniversario dell’Orcolat, una strada del comune marsicano venga intitolata ad un alpino, suo corregionale, deceduto quella notte. Si tratta di Pasquale Probbo di Trasacco.

“La caserma contava all’epoca mille uomini e Pasquale era tra le persone che non avevo mai visto né conosciuto, perché il suo reparto era dislocato in altre palazzine lontane dalla mia”, racconta Giulio, nato a Sante Marie, sempre in provincia dell’Aquila. “Il destino, però, ha voluto che mi sposassi a Trasacco e lì ho cominciato a sentir parlare bene di questo bravo e sfortunato ragazzo, un uomo umile proveniente da una famiglia semplice, lavoratrice e senza santi in paradiso”.

“Da anni – prosegue l’alpino -, durante le adunate e le ricorrenze del sisma, sento che Pasquale Probbo sfila con me. Mi sono quindi adoperato, riuscendoci, a fargli intitolare già la sede del gruppo Alpini di Trasacco. Per il 50° anniversario, invece, mi farebbe molto piacere che l’Amministrazione comunale, insieme alla Comunità di Trasacco, gli potesse intitolare una strada, un ‘qualcosa’ per dare il giusto onore al povero Pasquale Probbo”.


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