Lazio

si fermano per 24h, treni, metro, bus, e tram

Il venerdì mattina di Roma si è aperto con il rombo del traffico, ma senza quello — ben più familiare — dei tram e delle metropolitane.

La Capitale è stata travolta dallo sciopero nazionale dei trasporti proclamato dalle sigle sindacali di base Usb, Sgb e Cub Trasporti. E, come previsto, i disagi non si sono fatti attendere.

Già dalle prime ore dell’alba, i pendolari si sono trovati davanti a stazioni chiuse, linee interrotte e corse soppresse. La stazione Re di Roma, sulla linea A della metro, ha abbassato le serrande.

La ferrotranvia Termini-Centocelle si è fermata, e la linea Metromare è stata sospesa fino alle 17.00. Chi contava sulla puntualità delle fasce di garanzia, spesso è rimasto comunque a piedi.

Bus a singhiozzo, metro incerta

Atac ha garantito il servizio solo nelle fasce previste per legge — fino alle 8.29 e dalle 17.00 alle 19.59 — ma tra i cittadini cresce il malcontento per la scarsità di corse anche negli orari teoricamente tutelati.

La situazione non è andata meglio sul fronte ferroviario: cancellazioni e ritardi hanno colpito anche i treni regionali diretti a Termini, inclusi alcuni all’interno delle fasce di garanzia.

Cotral, da parte sua, ha sospeso diverse tratte. Per i pendolari della provincia è stata una mattinata da dimenticare. Tanti i passeggeri in attesa sulle banchine, tanti quelli che hanno dovuto optare per il trasporto privato, ingolfando le strade in entrata verso il centro città.

Le ragioni della protesta

Ma perché Roma si è fermata? Le sigle promotrici dello sciopero hanno legato la mobilitazione non solo alle condizioni lavorative dei dipendenti del trasporto pubblico, ma anche a tematiche internazionali.

Scioperiamo contro il genocidio in Palestina, contro la fornitura di armi ad Israele e il silenzio delle istituzioni italiane” hanno dichiarato i sindacati. Una presa di posizione forte, che ha dato al gesto una valenza politica ben oltre le questioni di comparto.

Ma c’è anche una protesta più vicina al vissuto quotidiano dei lavoratori: contro la precarietà, i bassi salari, i rinnovi contrattuali rimandati e le intese “al ribasso” firmate — secondo i sindacati — senza consultare le basi.

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