Sfregiata dalle alluvioni, come sta Budrio e come va la ricostruzione? Siamo andati a controllare
“Non ci sentiamo più sicuri nemmeno in casa nostra.” È una frase che torna spesso tra le vie di Budrio, comune della pianura bolognese più volte colpito dal maltempo. L’ultima ondata di pioggia, a metà marzo, ha riacceso la paura, ma il ricordo più traumatico resta l’alluvione del 20 ottobre 2024, un evento senza precedenti per estensione e impatto sul centro abitato.
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“È stata un’esondazione anomala: l’Idice è uscito sulla sponda destra, non arginata, e ha invaso via Rabuina trasformandola in un alveo”, racconta Vittorio Manoni, ingegnere e portavoce del Comitato Budrio Basta Alluvioni. “L’acqua ha percorso due chilometri e mezzo fino al capoluogo, sommergendo un terzo del paese con un’altezza di soli 60 centimetri”. Secondo Manoni, il rischio potenziale è molto più alto: “Se l’evento fosse stato più intenso, parliamo di un metro in più, l’intero centro urbano sarebbe finito sott’acqua”.
Il Comitato ha elaborato una serie di 40 domande tecniche e organizzative rivolte all’amministrazione comunale e ai tecnici regionali, consegnate in una pre-riunione con la sindaca il 25 febbraio. Al centro delle richieste c’è la necessità di interventi urgenti e una revisione complessiva della gestione del rischio idraulico: “Ci chiediamo se esistano competenze e risorse sufficienti per affrontare questa complessità. Lo studio della Protezione Civile del 2006 già indicava la capacità insufficiente del fiume in questo tratto, ma nulla è stato fatto”, aggiunge Manoni.
L’opinione del geologo: “I tronchi bloccano l’acqua”
Critico anche il geologo Riccardo Galassi, che segnala una serie di errori nella gestione degli argini. “Nel 2003 si sapeva che gli argini non avrebbero retto una piena importante. Poi nel 2023, durante i sondaggi per la bonifica da ordigni bellici, sono stati lasciati aperti per mesi dei fori negli argini: l’acqua è uscita proprio lì, rompendo la struttura”, spiega. “Anche il ponte di via Rabuina, per come era stato realizzato, rappresentava già una criticità. I tronchi trascinati dalla piena hanno creato una diga improvvisata che ha aggravato il disastro”.
Tra le voci raccolte, quella più emotiva arriva da una residente che ha visto la propria abitazione invasa dall’acqua. “Non è come un furto. L’acqua ti toglie la casa come rifugio. Non hai tempo di reagire, tutto è più veloce della tua mente. Da allora, ogni pioggia è un’angoscia”, racconta.
Risponde la sindaca: “Lavoriamo da monte a valle”
Ai temi sollevati ha risposto la sindaca Debora Badiali, contattata telefonicamente. “Il ponte di via Rabuina era già stato inserito nel piano di ricostruzione dopo l’alluvione del maggio 2023. Il problema non è la volontà politica, ma la lentezza delle ordinanze commissariali. I fondi sono stati assegnati, ma solo a fine 2024 siamo entrati nella fase progettuale”, chiarisce.
Sulla dinamica dell’alluvione, Badiali conferma: “In quel tratto il fiume non è arginato. I report di Regione e Arpae parlano di un carico d’acqua superiore alla capacità del fiume. La presenza di detriti, come la roulotte rimossa dai vigili del fuoco, ha contribuito ma non è stata la causa principale”.
Quanto agli interventi futuri, la sindaca cita un piano regionale già avviato: “La Regione sta lavorando da monte verso valle, con un rafforzamento degli argini che parte dalla zona di Motta fino al ponte della Riccardina. Sono interventi lunghi ma fondamentali”.
Il nodo della delocalizzazione è aperto: “Stiamo valutando, nel piano urbanistico, il trasferimento di volumi da edifici isolati a zone più sicure e urbanizzate. Il nostro obiettivo è evitare nuove costruzioni in aree a rischio”.
Infine, Badiali ribadisce che gli interventi strutturali più efficaci dovranno avvenire a monte, lungo tutto il corso dell’Idice. “Budrio non può gestire da sola un fiume che attraversa decine di chilometri di territorio. Serve una strategia regionale, e servono tempi più rapidi per l’attuazione degli interventi”.
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