Economia

Settimana a due facce per le Borse Ue, Milano (+1%) la migliore

(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Settimana a due facce per le Borse europee, che tra lunedì e mercoledì hanno toccato nuovi record, con Piazza Affari ai massimi dal 2007, in scia al maxi piano di investimenti tedesco, per poi prendere fiato nelle ultime due sedute. Il bilancio dell’ottava si chiude così a +1% per il Ftse Mib milanese, mentre Parigi ha registrato un +0,2%, così come Londra, e Francoforte alla fine ha lasciato sul terreno lo 0,4%, colpita dai realizzi dopo il precedente rally. Sul finale della settimana i listini hanno rallentato penalizzati ancora dall’incertezza sui dazi Usa e sulla politica monetaria della Fed, che nella riunione di mercoledì ha lasciato invariati i tassi di interesse e preso tempo per valutare l’impatto della politica commerciale della Casa Bianca sull’economia e sull’inflazione.

Tra i singoli titoli principali quotati a Piazza Affari, la maglia rosa va a Enel, salita del 7,6% rispetto a venerdì scorso e seguita da Saipem (+7,5%), Hera (+6,8%), Prysmian (+6,5%) e Leonardo (+6,2%). Male invece StMicroelectronics (-6,8%), che ha scontato le incertezze sulla governance, Amplifon (-6,8%), Campari (-6,2%), Interpump (-4,8%) e Stellantis (-4,7%). Settimana poco mossa sul valutario (-0,6% il rapporto euro/dollaro), in moderato rialzo i prezzi dell’energia(+2,2% il Brent, +1,6% il Wti e +0,6% il gas). In progresso dell’1% l’oro, che si mantiene sui record sopra 3mila dollari l’oncia.

Milano chiude a -0,4% l’ultima seduta della settimana

Chiusura in calo per le Borse europee dopo una seduta segnata dalla volatilità a causa delle “quattro streghe” (quando scadono in contemporanea contratti derivati per trilioni di dollari: opzioni su azioni e indici, futures su azioni e indici, che portano spesso a un forte aumento dei volumi degli scambi). Pesano, in particolare, le vendite su materie prime, abbigliamento e vettori aerei per lo stop al traffico causato da un incendio nell’aeroporto londinese di Heathrow. Rimangono poi i timori sull’andamento dell’economia, dopo che Fed e Bce hanno puntato l’indice sugli effetti dei dazi dell’amministrazione Trump, che stanno portando incertezze sulla crescita e rischi di rialzo per l’inflazione. Ma in Europa l’attenzione resta rivolta al settore della difesa alla luce del voto favorevole al riarmo da parte del vertice Ue, dove sono però emerse divisioni tra i leader sulle fonti di finanziamento. Questo, mentre in Germania arriva il via libera anche del Bundesrat per la riforma costituzionale per alzare il debito su spese militari e infrastrutture.

Termina così a -0,39% il Fste Mib di Milano. Chiusura sulla stessa linea anche per le altre Piazze del Vecchio Continente, con il Ftse 100 di Londra – dove si registra il ko del gruppo Iag (che racchiude British Airways) – che lascia sul terreno lo 0,63%.

Le Borse oggi, 21 marzo 2025

Wall Street in calo, giù Fedex e Nike. Rimbalza il tech

Gli indici di Wall Street sono contrastati e si avviano a chiudere la quinta settimana consecutiva in ribasso, tra la confusione sui dazi e le tensioni per una possibile recessione. Rimbalza però il tech, con Tesla che torna a salire. I conti di Fedex e Nike , intanto, lanciano segnali poco confortanti sull’andamento dell’economia statunitense. La società di trasporti ha registrato un utile adjusted di 4,51 dollari per azione su ricavi di 22,2 miliardi di dollari, contro attese per 4,56 dollari su 21,9 miliardi; ha poi tagliato l’outlook sui profitti per il terzo trimestre di fila, spiegando che la decisione riflette «la debolezza e l’incertezza che continuano a esserci nell’economia industriale statunitense». I ricavi per l’anno fiscale 2025 saranno stabili o leggermente in calo rispetto all’anno precedente, con i profitti previsti tra i 18 e i 18,60 dollari per azione, contro la precedente forchetta di 19-20 dollari. Invece Nike ha visto un calo delle vendite del 9% a 11,27 miliardi di dollari nei tre mesi al 28 febbraio, a causa soprattutto del -17% registrato in Cina; i profitti sono diminuiti del 32%. Entrambi i dati sono stati migliori delle attese, ma a pesare sono le previsioni per l’attuale trimestre, per cui si teme un calo delle vendite fino al 15%, a causa dei dazi e della diminuita fiducia dei consumatori.


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