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Sette lezioni chiave dagli executive: successo e valore personale

Ho la fortuna di fare un lavoro che amo: ho iniziato la mia attività di Executive Coach esattamente 12 anni fa: che cosa ho imparato nel lavorare come Executive Coach – per almeno un anno – con 200 Executives? Ve ne presento alcuni, condividendo storie vere, ho cambiato solo i loro nomi per ovvie ragioni di confidenzialità. Età media 52 anni, 80% Livello Executive, di cui 35 Ceo, 18 nazionalità diverse, provengono da diversi settori come finanza, tecnologia, lusso, auto, media, organizzazioni internazionali, NGO’s, farmaceutico, Real estate, turismo, 60% uomini, 40% donne, stipendi dai 200K fino a 4 milioni, la maggior parte responsabile di funzioni, business, servizi e prodotti di scala internazionale. Nel rileggere i loro nomi, mi sono chiesto: che cosa hanno in comune le persone – Executives di successo? Attenzione, la mia definizione di successo, non è legata al potere, alla posizione organizzativa, alla loro visibilità, o al loro pacchetto retributivo, ma piuttosto all’equilibrio, saggezza, armonia delle loro vite, a come si sono sviluppate come persone, umanamente, alla loro felicità e salute, fisica e mentale, empatia, integrità. Quindi preferisco chiamarle e pensare a loro come persone di Valore, piuttosto che di successo, le persone per-bene, le persone che siamo felici quando fanno parte della nostre vite. Tutti hanno in comune alcune caratteristiche: grandi lavoratori – nessuno lavora meno di 50-60 ore alla settimana, molto competenti e preparati nella loro funzione/e settore, sicuramente intelligenti, motivati: quindi i fattori discriminanti non sono questi.

Quali sono allora le caratteristiche caratteriali delle persone di Valore? Secondo la mia esperienza, circa 3.000 ore passate con loro, ci sono sette comportamenti facilmente riconoscibili. Non sono il vostro executive coach ma mi permetto di suggerirvi di fare una auto-valutazione per ognuna di queste caratteristiche, esercizio spero utile per farvi i complimenti per quello che state facendo bene e magari una riflessione per prestare più attenzione a elementi che avete trascurato o sottovalutato. Deal?

1. Si prendono cura di se stessi. Sembra ovvio ma non è così: settimana scorsa sono andato a trovare all’ospedale Silvio, una delle persone di maggior talento che abbia mai conosciuto in vita mia. Purtroppo Silvio, complice un lavoro che definire stressante è poco – ha da sempre trascurato la sua salute e la sua famiglia, ha iniziato una vita sregolata, annaffiata da tanto alcool, fumo, notte insonni, cibo trangugiato in fretta a orari assurdi, viaggi interminabili, sempre attaccato al telefono. Spero – ma non ne sono convinto – che Silvio abbia capito la Lezione, che deve riprogrammare la sua Vita oppure preparare il testamento. Esattamente il contrario di Massimo, che “stacca” alle 7 di sera, considera sacri i week-end, e che tutte le settimane dedica almeno sei ore all’esercizio fisico e che non apre lo smartphone la domenica. Massimo gestisce un business di alcuni miliardi di euro ma sembra 20 anni piu giovane di Silvio anche se hanno la stessa età.

2. Hanno un matrimonio – relazione stabile. Nel mio primo lavoro avevo un collega, poi diventato amico, che veniva considerato – a ragione – una stella nascente nel suo ambiente. Promozioni a raffica, Henry diventa Senior Vice President a 30 anni, guadagna da subito cifre impensabili. Si sposa molto giovane con una splendida ragazza conosciuta durante il master. Comprano una casa da sogno, arrivano tre figli. Sembrava un film, una pubblicità della famiglia felice. Poi un giorno la moglie gli comunica che lo lascia, lui rimane basito, stordito. Per dieci anni. Durante questo periodo buio, perde clienti, si vede che non è piu lui. Invecchia velocemente. Poi conosce un’altra persona e dopo alcuni anni si risposa, adesso è nuovamente tranquillo. «Sono uscito dall’incubo, dieci anni in cui non sapevo dove sbattere la testa». Esattamente il contrario di Francesco che parla con gioia e rispetto della moglie. «Non prendo mai decisioni senza averla ascoltata. Mi fido di lei a l100%, più ancora che di me stesso».

3. Coltivano relazioni basate sulla fiducia. Quando chiama Alessandra so già di che cosa si tratta: sta cercando di aiutare qualcuno, esattamente come Maria che «se posso cerco sempre di dare una mano». Sono entrambe Ceo, gestiscono centinaia di persone eppure trovano sempre il tempo di fare una telefonata, di mettere persone in contatto senza avere un interesse “nascosto”, di essere utili. Esattamente il contrario di Guido che si fa vivo esclusivamente quando ha bisogno di un favore, ovviamente entro domani mattina. E si arrabbia se non lo fai. Questa modalità si vede anche nel modo in cui gestiscono le persone di cui sono responsabili. Nel primo caso – le chiamo Leader – sono persone che costruiscono un rapporto di fiducia perché aiutano le persone a crescere e si rendono disponibili per loro. Diponibilità ad aiutare gli altri si accompagna anche alla capacità di porre dei limiti e dire di no di fronte a richieste assurde o non realistiche. Torniamo a Guido che “adopera” le persone, ha una relazione puramente transazionale del tipo “tu esisti solo perché ho bisogno di te in questo momento”, poi ti ignora fino alla prossima richiesta. La sua reputazione ve la lascio immaginare.


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