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Sette cose che dovete sapere di Fabio Fognini che a Wimbledon ha fatto sudare Carlos Alcaraz

Uscire sconfitti dal centrale di Wimbledon può essere un trionfo. Così è stato per Fabio Fognini accompagnato da una standing ovation guidata dall’avversario che lo aveva appena battuto, Carlos Alcaraz, numero due al mondo e campione uscente sull’erba inglese. Se Fognini, il primo uomo del rinato tennis azzurro, capace di entrare nella top ten mondiale in piena epoca Federer-Nadal-Djokovic, avesse immaginato la sua ultima volta a Wimbledon (quest’anno è un tour d’addio solo in parte dichiarato), difficilmente l’avrebbe sognata così bella dovendoci mettere dentro una sconfitta. Davanti a moglie, Flavia Pennetta, e figli, tre compreso Federico per un giorno tifoso del papà e non di Alcaraz, ha fatto meraviglie sull’erba a dispetto dei suoi 38 anni e dell’attuale ranking oltre il numero 100.

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Gli anni

«Non capisco perché questo debba essere l’ultimo Wimbledon di Fognini, per me può giocare ancora 3 o 4 anni, è un grande giocatore che per tutta la carriera ha dimostrato il suo talento. Sono felice di aver condiviso il campo e gli spogliatoi con lui». Sono le parole di Carlos Alcaraz che durante il match si è anche lasciato andare a un altro commento: «Così può giocare fino a 50 anni» secondo alcune interpretazioni; «Ma come gioca questo? Ha 50 anni» secondo altre. In entrambi i casi è evidente che quasi non si sono visti 16 anni di differenza fra il ligure e lo spagnolo.

Tutto il talento del mondo

Chiedete a chiunque sappia qualcosa di tennis e vi dirà che nessuno gioca con il stile di Fabio Fognini, nato a Sanremo e cresciuto ad Arma di Taggia: colpi perfetti, praticamente senza doversi muovere sul campo. Ha sempre avuto mano e tecnica come pochi Fabio Fognini e lo sa anche lui. in questo primo turno che sembrava una finale con David Beckham sugli spalti, ha mimato lo scatto di una foto dopo una risposta vincente. lo ha detto a tutti: «Avete visto cosa ho fatto? Avete cosa so fare?». Della sregolatezza che accompagna il genio, diremo poi.

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Tutte le «brutte» parole del mondo

Fabio Fognini non si è mai limitato, in campo ha detto tutto quello che gli passava per la testa e anche qualcosa di più. Mai avuto rapporti freddi con gli arbitri, mai dissimulato. Niente rimane inespresso in «Fogna» e più volte è sfociato in sessismo e omofobia. Appena uscito dal campo si è sempre scusato, ma troppe volte è rimasto il dubbio che se quell’irruenza verbale fosse stata incanalata sul campo avrebbe portato a ben altri risultati accanto al talento del ligure. E invece è sembrato spesso che il carattere fosse il peggior avversario di Fabio Fognini.




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