Lazio

“Serve un piano nazionale per la sicurezza del patrimonio pubblico”

«Da anni il SUNIA denuncia lo stato di abbandono e di insicurezza in cui vivono migliaia di inquilini degli alloggi di edilizia residenziale pubblica» dichiara Nicola Zambetti, Segretario Nazionale del SUNIA.

«Oltre il 50% del patrimonio abitativo pubblico – prosegue Zambetti – è stato costruito prima del 1971, quando ancora non esistevano norme specifiche sulle strutture in cemento armato. Ciò significa che migliaia di edifici non sono stati progettati secondo gli standard di sicurezza oggi indispensabili.

Gli eventi degli ultimi mesidagli sgomberi di fabbricati ERP agli edifici pubblici dichiarati inagibili – devono rappresentare un monito per il Governo: è urgente finanziare un grande piano nazionale di messa in sicurezza del patrimonio e dei servizi pubblici. Purtroppo, continuiamo a constatare una grave sottovalutazione di queste necessità e l’assenza di risorse dedicate».

Zambetti sottolinea inoltre «che la manutenzione strutturale non può essere un intervento episodico, ma un processo continuo. Il cemento armato va mantenuto e verificato. Gli studi tecnici dimostrano che, dopo 50 anni, le strutture devono essere controllate e sottoposte a interventi di manutenzione per garantire la sicurezza degli abitanti.

Anche la prossima legge finanziaria 2026 non prevede alcuna risorsa per la messa in sicurezza del patrimonio pubblico. Questo significa che i cittadini continueranno a vivere nell’incertezza e nell’insicurezza, costretti a utilizzare strutture che il tempo e la negligenza rendono ogni giorno più fragili.

Siamo stati fortunati fino ad ora per l’assenza di tragedie, ma ogni giorno in Italia si stanno liberando alloggi insicuri. È un problema quotidiano. L’insicurezza nasce dalla crescente preoccupazione degli inquilini, testimoniata dall’aumento delle richieste di verifica degli stabili: sempre più persone segnalano il deterioramento delle condizioni strutturali degli immobili.

Per questo – conclude Zambetti – chiediamo  al Parlamento di individuare e destinare risorse a questi interventi, che ormai non possono più essere considerati di carattere eccezionale, ma strutturali e urgenti».

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