Sport

Serie A alla resa dei conti: scontro sul campionato a 18 squadre, l’obiettivo è l’assemblea Figc


ROMA – Più che un’assemblea, una resa dei conti. La visita delle tre grandi in Federcalcio per manifestare al presidente Gabriele Gravina la loro voglia di giocare in una Serie A a 18 squadre è stato un colpo di ascia all’equilibrio tra le squadre di Serie A. Che unite non lo sono state mai, ma la divisione tra grandi e piccole non era mai stata così accentuata. E la tensione così alta. Nella riunione di oggi alle 12 si sarebbe dovuto parlare del documento di riforma: finirà invece in uno scontro.

Serie A, scontro sul ruolo di Marotta

La fuga in avanti di Juventus, Inter e Milan per riformare il campionato ha seccato la maggioranza dei club, profondamente contrari a cambiare il format del torneo. Soprattutto per un dettaglio. A quel tavolo in Federcalcio c’era, a rappresentare l’Inter, Giuseppe Marotta. Il problema è che quando in via Allegri si riunisce il Consiglio federale Marotta non rappresenta più la sua squadra ma l’intera Serie A. E ora molti club non si sentono più rappresentati da chi è andato a rappresentare se stesso e un interesse così antitetico a quello della maggioranza delle società. Da due giorni tra le squadre si parla della possibilità di chiederne le dimissioni da Consigliere Figc: lui, al momento, non ci pensa. Per destituirlo servono invece 14 voti e le “piccole” non sono affatto convinte di avere i numeri. Né di forzare la mano.

Quanti voti servono per la Serie A a 18 squadre

E 14 sono anche i voti che servirebbero per cambiare il format della Serie A. Ossia ridurlo da 20 a 18 squadre. Oggi chi spinge per il taglio? Oltre a Inter, Milan e Juventus sono favorevoli Napoli, Roma e – in posizione fortemente silente – Lazio e Fiorentina, che non prenderanno alcuna posizione pubblica, però. Quindi a oggi anche nella migliore delle ipotesi non si va oltre i 7 consensi. L’obiettivo delle big però è arrivare a quota 11, ossia avere la maggioranza. Ma anche 10 potrebbero essere sufficienti. A cosa? A convincere la Figc ad andare all’assemblea delle riforme.

Il “diritto d’intesa”: ecco cos’è

Il vento riformista infatti è nato quando il n.1 della Figc Gravina ha convocato per l’11 marzo una assemblea straordinaria per eliminare il diritto di intesa. Ossia il diritto di una Lega di bloccare ogni decisione che impatti sul proprio campionato anche se presa con il 75% dei consensi dal Consiglio federale. In sostanza, il Consiglio per incidere su un campionato deve avere l’intesa della Lega che lo organizza.

Le “piccole” pronte a disertare l’assemblea

Rimuovere questo principio potrebbe essere la base per una riforma unilaterale dei campionati da parte della Figc. Ma l’ipotesi fa infuriare squadre a ogni orizzonte. La Figc non farebbe la riforma contando solo sui voti di Dilettanti, allenatori e giocatori. Ma se avesse dalla sua la metà della Serie A che porta più soldi e più tifosi, sarebbe tutta un’altra storia. Le altre squadre, però, in quel caso sarebbero pronte a disertare l’assemblea dell’11 marzo, come a mettere di fronte Gravina alla scelta di togliere il diritto di intesa senza il voto di (almeno) mezza Serie A. Anche per questo il presidente della Federcalcio è pronto, nel caso le big non ottengano i voti, a sconvocare l’assemblea e scegliere la via diplomatica di un piano condiviso. Se ne parlerà martedì. Prima, però, la resa dei conti in Lega Calcio.


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »