Sequestrano la figlia per obbligarla al matrimonio, negata la libertà ai genitori

Il Tribunale del Riesame di Bologna ha confermato gli arresti domiciliari per i genitori della ragazza ventenne originaria del Bangladesh costretta da loro a un matrimonio forzato nel loro Paese di origine. La giovane aveva chiesto aiuto mentre si trovava ancora all’estero per poi essere messa in salvo dai carabinieri che, in Italia, l’hanno poi portata in una struttura protetta. I due, 42 anni lei e 55 lui, sono entrambi residenti nel riminese e sono indagati dal pm Davide Ercolani nell’ambito dell’inchiesta ‘Saman 2’.
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Le indagini hanno ricostruito un contesto di presunta sopraffazione e coercizione: la giovane sarebbe stata controllata, picchiata e minacciata, costretta ad assumere farmaci sedativi e ormoni per indurla alla calma e favorire una gravidanza. Di nascosto, però, era riuscita a evitare la gestazione assumendo la pillola anticoncezionale. Determinante per la sua salvezza è stato il contatto avviato, tramite un’amica, con il consultorio del Dipartimento salute donna di Rimini e una volontaria di un centro antiviolenza, alla quale la ragazza aveva raccontato la propria storia e inviato messaggi e foto come prove delle violenze subite. I genitori, dal canto loro, hanno sempre rigettato le accuse e, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, sostenuto che la figlia si era inventata tutto.
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