Calabria

Sequestrano e mutilano anziano, contestato reato di tortura

(ANSA) – REGGIO CALABRIA, 05 APR – “Con pluralità di violenze
e gravi minacce, nonché agendo con crudeltà, cagionavano alla
vittima acute sofferenze fisiche ed un evidente trauma psichico,
sottoponendola ad un trattamento inumano e degradante per la
dignità della persona”. Con questa motivazione, la Dda di Reggio
Calabria contesta anche il reato di tortura a Renato Chirico
Mediati, detto “Rocco”, di 56 anni, Mariano Domenico Corso,
detto “Mario”, di 36, e Manuel Monorchio, di 37, arrestati nel
luglio scorso per sequestro di persona aggravato a scopo di
estorsione, lesioni e rapina, tutti aggravati dalle modalità
mafiose. È quanto emerge dall’avviso di conclusione indagini
firmato dal procuratore Giovanni Bombardieri e dal sostituto
della Dda Walter Ignazitto che ha coordinato le indagini
condotte dalla squadra mobile di Reggio Calabria.
   
La vicenda risale all’11 luglio scorso e si sarebbe consumata
nella zona nord della città, nella frazione Pettogallico. A far
partire l’inchiesta è stata la denuncia della vittima che quel
giorno è stata salvata dai carabinieri dopo che qualcuno ha
sentito le sue urla provenienti da una stalla che si trova in un
terreno di proprietà di Chirico Mediati. Lì Corso e Monorchio
avrebbero minacciato “reiteratamente di morte” il soggetto, un
ultrasettantenne, legandogli “mani e piedi con fascette di
plastica e nastro adesivo, nonché con una catena metallica
attaccata a un paranco appeso al tetto dell’immobile”.
   
Stando alla ricostruzione della squadra mobile, diretta da
Alfonso Iadevaia, la vittima è stata imbavagliata con un foulard
e con nastro adesivo per impedirle di chiedere aiuto. Gli
indagati, “quale prezzo della liberazione”, volevano fare
confessare all’anziano “la ritenuta sottrazione” di 180mila euro
della quale pretendevano la restituzione. Soldi che sarebbero
serviti “per il mantenimento dei carcerati”. Da qui l’aggravante
mafiosa che si aggiunge a quella di aver adoperato sevizie e di
aver agito con crudeltà nei confronti della persona sequestrata.
   
Quest’ultima, infatti, è stata colpita con un’ascia con la quale
gli indagati volevano tagliarle un dito. Tra le lesioni
riportate dalla vittima, infatti, c’è la subamputazione di una
falange. (ANSA).
   


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