Basilicata

Separazione delle carriere, nervi tesi: un filmato scatena la lite

Separazione delle carriere, nervi tesi: nel mirino un filmato che inscena un processo “truccato” da accordo pm-giudice. Le toghe: sì al dialogo. Ma il video scatena la lite con i penalisti


La separazione delle carriere, secondo la dead line che la maggioranza si è data, entro fine mese dovrebbe tagliare il traguardo della seconda delle quattro letture previste: a Palazzo Madama, in un clima di tensione ampiamente preannunciato, è partita la guerriglia delle opposizioni, che proseguirà alla ripresa dei lavori con una pioggia di emendamenti, per l’esattezza 1.363. Il centrodestra minimizza dando per scontato il ricorso al “canguro”. Dall’altra parte è la magistratura, che a gennaio scorso, dopo il primo via libera della Camera, era scesa in piazza con i cartelli, a mostrare di voler affilare le armi. Soprattutto in vista del referendum confermativo, che dovrebbe svolgersi nella la primavera del 2026: le toghe sono pronte a una battaglia epocale senza precedenti, fatta di manifestazioni, iniziative e una campagna sui social.

Un obiettivo cruciale del tam tam comunicativo che la magistratura metterà in scena è senza dubbio recuperare la fiducia dei cittadini. Una questione affrontata dai vertici della Cassazione che ieri hanno chiamato a raccolta in assemblea straordinaria tutti i sostituti procuratori: significativo che l’ultimo appuntamento al Palazzaccio sia stato dieci anni fa. Il momento è epocale, e i messaggi – alcuni velati, altri meno – lanciati nella seduta pubblica alla presenza del Presidente della Repubblica e delle alte cariche dello Stat o, sono svariati.

Anche se non si è parlato direttamente di separazione delle carriere, la prima presidente della Suprema Corte, Margherita Cassano, ha evidenziato – rivolgendosi alle toghe, ma anche all’Avvocatura e all’Accademia presenti – la necessità di «delineare un quadro condiviso di valori cementato da un dialogo pacato e razionale, dalla comune volontà di riannodare i fili di un dialogo spezzato con una collettività disorientata che ha bisogno di recuperare fiducia nello Stato complessivamente inteso».

Poi il richiamo di Cassano a Cicerone che, ha ricordato, «ci ammonisce a non abbandonare il proprio posto di guardia nella vita», ma soprattutto l’invito a un clima più disteso: «Siamo convinti di essere parte di un’unica grande comunità giuridica che, pur nei diversi ruoli, è impegnata nel concretizzare lo Stato di diritto i cui tratti distintivi sono la leale e la fattiva collaborazione tra le Istituzioni, il rispetto delle prerogative che la Costituzione assegna a ciascuna di esse, la tutela della dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali, il pieno e convinto adempimento dei rispettivi doveri in vista della realizzazione del bene comune».

Parole che si intrecciano con un clima avvelenato. Ne è la testimonianza quanto accaduto in queste ore a Venezia: l’Anm locale è andata su tutte le furie esprimendo «profonda indignazione e sconcerto» per un video prodotto dalla Camera Penale veneziana sul tema della separazione delle carriere, nell’ambito dell’Open Day dell’Ucpi a Rimini. Le toghe lanciano ai penalisti accuse di «consapevoli distorsioni della realtà che dipingono un processo penale “truccato” per la collusione tra pm e giudice, scenario falso che mortifica e ridicolizza l’amministrazione della Giustizia alla stessa funzione difensiva».

Pronta la replica della Giunta dell’Unione Camere Penali: «Ciò che appare del tutto fuori luogo e che connota la scomposta reazione della locale Anm di profili intimidativi, questi sì grotteschi quanto inaccettabili, è la coeva missiva inviata, oltre che al presidente Ucpi, e al presidente della Camera Penale Veneziana, al presidente dell’Ordine degli Avvocati di Venezia e per conoscenza al presidente del CNF, nella quale si legge che il contenuto del video si sostanzia in un vilipendio all’Ordine giudiziario». Nulla di tutto ciò, chiariscono i penalisti, si trova nel video in questione che, «rappresenta in termini satirici, assolutamente leciti e pienamente legittimi e condivisi l’esercizio del diritto di critica tutelato dall’art. 21 della Costituzione.

Ma ove mai i magistrati che hanno inteso elaborare la missiva in questione volessero prendere sul serio le proprie affermazioni, sarebbe bene ricordare loro che il vilipendio all’Ordine giudiziario è reato procedibile d’ufficio».
Una vicenda che richiama un antico braccio di ferro toghe-penalisti, che oggi di fronte al concretizzarsi della separazione delle carriere mostra tutti i suoi frutti avvelenati.

Un altro punto dolente toccato dalla presidente Cassano, su cui questa volta toghe e avvocati sono in pieno accordo, è il «proliferare di reati, e il ricorso alla via giudiziaria per ogni pretesa», con chiaro riferimento al decreto sicurezza: il fenomeno rischia di «vanificare le tutele – ha sottolineato – e rendono il magistrato arbitro del bilanciamento dei diversi valori costituzionali, tema che dovrebbe essere affrontato e composto in Parlamento».

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