SENTO DUNQUE SOGNO Frammenti di liberazione animale di Roberto Taioli

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– Raccolta di lettere inviate dai visitatori
di Roberto Taioli
Ottobre 2025
Massimo Filippi, di professione neurologo, nel suo agile libretto Sento dunque sogno. Frammenti di liberazione animale (Ortica Editrice, 2006), si premura di sradicare uno stereotipo tuttora imperante, quello della superiorità dell’uomo sull’animale, che relega quest’ultimo ad una funzione strumentale e non cognitiva. Non si tratta di un trattato, ma di riflessioni calibrate sullo statuto dell’uomo e dell’animale visti non come antitetici. Se è vero che dell’uomo sappiamo quasi tutto, dell’animale non sappiamo quasi niente. La chiave di lettura pare quella sonnambolica “Anche gli animali sognano… anche i sogni degli animali sono profondamente destabilizzanti perché, se ancora fosse necessario, ci mostrano la prossimità eccessiva ed eccedente che con loro intratteniamo” (p. 12)(1). Quindi una vicinanza che non sarebbe pensabile e possibile se animale ed umano fossero due domini separati.
Se l’animale entra nel sogno dell’uomo è perché in qualche gli appartiene e gli dice qualcosa. E l’animale a sua volta capta dell’umano delle tracce che porta nella vita. Il sogno si situa infatti sempre su un confine ove si lambiscono corporeo e spirituale. Il sogno è ontologicamente estraneo ed immune alla divisione e alla vivisezione, alla scomposizione paradigmatica
Attraverso il racconto di una serie di avvenimenti vissuti a tu per tu con l’animale, Filippi avanza l’idea di una partecipazione dell’uno alla vita dell’altro, di un incontro di sensibilità diverse ma non opposte. La sensibilità dell’animale, così diversa da quella umana, attrezzata neurologicamente in modo diverso, non è antitetica a quella umana, si integra e a volte le è perfino superiore. Gli animali ci parlano e ci rispondono pur non potendo usare la parola che è invece la nostra cifra espressiva preminente.
In un frammento scritto a Sils Maria il 25 giugno 1968 il sogno è quello di trovarsi in un campo di concentramento su di cui cancello compare una scritta inquietante FONDO INALIANABILE DELL’ATROPOLOGIA OCCIDENTALE(2) con l’elenco delle caratteristiche che erano state utilizzate dall’uomo per marcare la distinzione con l’animale. La rottura del sogno fu traumatica, gravida di orrore e angoscia, in quanto alludeva alla condizione dell’uomo che pur essendo un animale, si è sempre definito come differenza dall’animale. L’area intermedia ove si situa la condizione animale, fluttuante, come le onde, sfuggente alla rappresentazione univoca, fa dell’animale una creatura particolare. A differenza dell’uomo l’animale non vive e muore nel segno dell’appropriazione, della proprietà per la quale l’uomo si è magari battuto per tutta la vita. Il lavoro dell’animale non è finalizzato al profitto, ma ad una vita, se vogliamo estatica, subliminale. Non conoscendo il mysterium incarnationis, il loro mistero impersonale sono le sfumature, le nuance, che si possono reperire e catturare nell’odore dell’erba, nel brulicare del bosco prima di un temporale, in suoni che li fanno sussultare.
Gli animali sono impolitici, si situano nell’incerto crinale dell’orizzonte delle contrapposizioni per vedere in tal modo l’intero orizzonte. La loro rivolta contro il mondo è frutto di percezioni sottili che li pervadono, urla, ammiccamenti, carezze, fughe, ritorni, forme di espressività che noi non conosciamo, usando i nostri codici etici. Diciamo che le loro azioni sono per noi scompaginanti, e sradicando i nostri codici diventano significativi.
Cosi conclude Filippi la sua disanima:
“Gli animali non amano gli assi cartesiani, le ascensioni e gli ordini, le profondità e gli abissi, l’origine e i cerchi, il pieno, gli imperativi e gli abissi, il piano, l’imperativo e le maiuscole, i sistemi, l’aldilà, la natura, le mamme, i papà e i fratellini, la parola, le elisioni, l’afa, gli archivi, le doppie negazioni, le classificazioni, le barre, e i punti. E altro ancora. Amano le superfici, gli spazi curvi o striati, le linee parallele che all’infinito si intrecciano, la negazione affermativa, le stringhe e i gomitoli, i vortici, le singolarità e la pelle, i rizomi, i numeri irrazionali, il congiuntivo, le minuscole, i continenti e le tribù, la scrittura, l’infinito intrattenimento, il vuoto, i quanti e i frattali, l’aleatorio, i battiti d’ala, l’aldiquà, i contro natura, gli asterischi, gli eventi, i puntini di sospensione… E ancora altro. Si levano i venti, riprende la vita…”(3)
La vita degli animali ci è svelata nei segni esteriori che compiono e che noi crediamo esaustivi: ma ci è negato il fundus insondabile entro quei gesti nascono e giungono al nostro sguardo.
Roberto Taioli
NOTE
1) Massimo Filippi, Sento, dunque sogno. Frammenti di liberazione animale, Ortica Editrice, 2016, Aprilia.
2) Cit, p. 32.
3) Cit, p. 78.
Roberto Taioli nato a Milano nel 1949 ha studiato filosofia con Enzo Paci. Membro della SIE – Società Italiana di Estetica, è cultore di Estetica presso l’Università Cattolica di Milano. Il suo campo di ricerca si situa all’interno dell’orizzonte fenomenologico. Ha pubblicato saggi su Merleau-Ponty, Husserl, Kant, Paci e altri autori significativi del ‘900.
Negli ultimi tempi ha orientato la sua ricerca verso la fenomenologia del sacro e del religioso e dell’estetica. Risalgono a questo versante i saggi su Raimon Panikkar e Cristina Campo.
Tra le suo opere: La pietra e il sogno, edizioni Stylos (Aosta); AA. VV. Appassionate distanze. Letture di Cristina Campo, a cura di M. Farneti, F. Secchieri, R. Taioli, Edizioni Tre Lune, Mantova; Il mistero del Piacatrix, Edizioni Rebis, Viareggio; Sul diario fenomenologico di Enzo Paci, Pianeta filosofia, e le plaquette di poesia: Segnavia, Bok Editore, Parma; e per le Edizioni Ulivo, Balerna (CH): Ciclo di Ayas; Altobosco; Acque a Cortod; Colligite fragmenta; Natura naturans; Ascendit. Poema alpino.
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