sentenza choc, il conto passa da -90mila a +7mila euro
Il Tribunale di Perugia ha revocato un decreto ingiuntivo emesso nei confronti di due donne, difese dall’avvocato Daniele Fantini, chiamate a pagare oltre 90mila euro dalla banca Monte in qualità di fideiussori per i debiti di un’attività industriale.
La sentenza, emessa dal giudice Giulia Maria Lignani, ha riconosciuto una serie di irregolarità contabili da parte dell’istituto di credito, a cominciare dall’applicazione illegittima dell’anatocismo (la capitalizzazione degli interessi sugli interessi) per un periodo di oltre tredici anni.
La vicenda ha origine nel 2017, quando la banca aveva ottennuto un decreto ingiuntivo per la somma di 93.698,58 euro (91.515,15 di capitale e interessi, più altre spese) nei confronti dei fideiussori dell’azienda che aveva un conto corrente presso l’istituto. Oltre alle due donne, erano destinatari del provvedimento altre due persone, per le quali il giudizio è sospeso in attesa dell’esito di una causa parallela sulla validità delle loro fideiussioni, pendente davanti alla Corte d’appello di Roma.
La difesa delle due donne ha eccepito con successo la carenza di prove a sostegno del credito e l’illegittimità della sua composizione. Il Tribunale ha dato piena ragione alle tesi degli opponenti, affidandosi anche alle conclusioni di un consulente tecnico d’ufficio che ha dimostrato come la banca avesse capitalizzato trimestralmente gli interessi passivi sul conto della ditta a partire dal 2001, senza che risultasse alcuna pattuizione valida a giustificazione della pratica, resa illecita per i periodi successivi al 2000.
Nel periodo compreso tra il 2001 e la fine del 2006, inoltre, la banca non avrebbe prodotto la documentazione contabile completa (prospetti di liquidazione e scalari), rendendo impossibile verificare la legittimità degli addebiti. Il consulente aveva, quindi, dovuto azzerare tutte le competenze (interessi e commissioni) di quel primo periodo.
Il ricalcolo effettuato dal perito ha portato a un risultato eclatante: da un saldo debitorio di 91.515,15 euro si è passati a un saldo attivo a favore della società di 7.305,84 euro. Una differenza di quasi 100mila euro (98.820,99) dovuta principalmente alla cancellazione di interessi debitori illegittimi (45.150,89 euro) e di commissioni varie.
Il Tribunale ha, quindi, stabilito che la banca non è riuscita a provare l’esistenza del credito che pretendeva di far pagare ai fideiussori e di conseguenza, il decreto ingiuntivo è stato revocato. Banca e società di recupero crediti sono sono state condannate al risarcimento delle spese processuali.
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