Piemonte

Sempre meno camosci sulle Alpi Marittime


È il numero più basso mai registrato dal 1983, l’anno in cui fu avviato il monitoraggio. È possibile che le condizioni meteorologiche e ambientali di quest’ottobre – in cui a causa delle abbondanti piogge non è stato possibile raggiungere tutte le aree – abbiano in parte condizionato il risultato, ma resta il fatto che il numero di camosci individuati all’interno delle Aree protette delle Alpi Marittime è in calo. Sono 3.718 gli esemplari censiti sull’intera area: 2.284 nel Parco delle Alpi Marittime (erano 2.654 nel 2021), 1.434 in quello del Marguareis.

“Il dato del singolo anno è sicuramente caratterizzato da una sottostima di camosci a causa delle condizioni in cui si è svolto il monitoraggio – spiegano dall’Ente di gestione delle Aree protette – Ma una diminuzione della consistenza della popolazione sembra però essere un trend che interessa diverse aree alpine”.

Le difficoltà nel monitoraggio

Block Count, conteggio a vista su area parcellizzata. È questo il metodo utilizzato per il censimento dei camosci, osservati dal personale di vigilanza coadiuvato dal servizio tecnico del parco, con la collaborazione anche di alcuni studenti.

Il punto è che quest’ottobre è stato senza neve (per cui l’avvistamento è molto più difficile) e le abbondanti piogge hanno reso diverse aree di parco impossibili da raggiungere. Lo testimonia l’ampio numero degli animali per cui non è stato possibile determinare sesso e classe d’età: il 28,9 per cento nelle Marittime e il 46,16, quasi la metà del totale, nel parco del Marguareis. È impossibile, dunque, sapere ora quante sono le femmine e fare una stima più precisa della popolazione.

Una popolazione in salute, ma mai più tornata ai livelli del 2008

La popolazione di camoscio sulle Alpi e in particolare nell’area parco delle Alpi Marittime è comunque una popolazione sana, anche in termini di numeri. Ma il calo, per gli esperti, non va trascurato.

Il punto, per l’Ente di gestione delle Aree protette delle Alpi Marittime, è ancora il drastico calo avvenuto nella stagione invernale 2008-2009 a causa delle copiose nevicate, cui seguì tra la popolazione di camoscio un’epidemia di cherato-congiuntivite, un’infiammazione agli occhi che pregiudicava in parte la vista degli animali.

“A quella repentina diminuzione non è seguita un’altrettanto rapida ripresa – spiegano dal Parco – Ma le cause di un calo così generalizzato sono ancora in fase di studio”.


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