Sicilia

Seguendo un trafficante scoperte in via Palermo a Catania le “piazze” della cocaina

Tutto è partito da Checco Scordino. O meglio dalle rivelazioni del collaboratore di giustizia che ha vissuto per anni fianco a fianco ad Andrea Nizza, il giovane narcotrafficante che fino alla sua cattura nel 2017 fu considerato tra i latitanti più pericolosi. L’inchiesta “Cemento”, scattata ieri mattina all’alba con 17 arresti (fino a ieri sera c’era un irreperibile) e coordinata dal pm Giuseppe Sturiale, trae origine dalle dichiarazioni del pentito Filippo Scordino. I poliziotti della squadra mobile devono cercare di decifrare un particolare episodio riguardante una somma di denaro. Precisamente a 20-30mila euro che sarebbero il «residuo» per il pagamento di una partita di skunk effettuata da “Alessio” di Milano – che sarebbe un parente di Andrea Nizza -a un gruppo di spaccio di cui faceva parte un certo Michael Nicotra. Nell’ordinanza di oltre 100 pagine, il gip Fabio Di Giacomo ha descritto le fasi di un’indagine, partita nel 2021, che ha (anche per colpo di fortuna) inchiodato i componenti di due gruppi criminali specializzati in traffico di droga, una al minuto e l’altra all’ingrosso.

Ai vertici delle due organizzazioni ci sono due volti conosciuti dello scacchiere del clan Santapaola-Ercolano: Antonino Cocuzza (l’irreperibile) e Francesco Platania. Ai due profili criminali dedichiamo un approfondimento nella pagina, ma va evidenziato che agli indagati non è contestata l’aggravante mafiosa ma solo reati di droga, anche se “associativi”.La prima piazza di spaccio scoperta dagli investigatori della squadra mobile è quella che è controllata da Cocuzza che ha come braccio destro il genero Sebastiano Giovanni Buda. Sono due i supermercati di coca e crack “gestiti” dal duo Cocuzza-Buda: il principale è in via Palermo al civico 499 (sotto casa), mentre la filiale in via Federico Fellini al Villaggio Sant’Agata.

In via Palermo, i poliziotti installano una telecamera che immortala le consegne di cocaina da parte dei fornitori calabresi. Guardando meglio le riprese, gli investigatori si accorgono che i corrieri dopo essere usciti dal palazzo di Cocuzza si avviano verso un altro indirizzo vicino. Ed è così che scoprono l’impresa di famiglia di Francesco Platania, detto “Franco do Cemento”. In quell’abitazione vive una parente della moglie di Platania, Maria Francesca Nicotra (anche lei arrestata). La droga – una quantità davvero consistente trasportata nelle classiche bag per fare la spesa – poi sarebbe stata trasportata in via delle Carote. La cocaina acquistata poi era “venduta” a diversi pusher. A differenza di Cocuzza, Platania era un “grossista”.

I filmati sono il cuore pulsante dell’inchiesta. E oltre alle consegne di droga i poliziotti hanno contezza anche dei pagamenti delle forniture di sostanza stupefacente. Un sistema cucito su misura. Una volta incassati i soldi, si poteva tornare a consegnare la cocaina calabrese. Il 23 gennaio 2022 l’occhio elettronico ha registrato il momento in cui a mezzogiorno il narcos arrivato direttamente dalla Calabria, dopo aver parcheggiato l’auto in via Palermo, ha prelevato dal sedile posteriore un borsone di colore nero con i manici verdi che ha messo nelle mani di Cocuzza e Buda. In cambio i due catanesi gli hanno dato una busta contenente – annotano gli investigatori – la somma concordata per la droga. A marzo più o meno lo stesso film, ma questa volta appena fuori dal civico 499 il corriere si avviato per andare nel quartier generale di Platania.Per trovare i riscontri gli investigatori hanno proceduto nel corso dell’inchiesta ad arresti e sequestri. In un’occasione hanno sottratto al gruppo 6,25 chili di cocaina suddivisi già in ”panetti’ e 78.000 euro di guadagni illeciti.




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