Se Trump si prende le colonie inglesi

L’establishment anglo-americano – come lo avrebbe chiamato lo storico statunitense Carroll Quigley – si sta sgretolando sulla via di Kiev, dove gli interessi strategici delle due nazioni che hanno dominato il Ventesimo secolo non coincidono più come un tempo. La seconda amministrazione di Donald Trump è molto diversa rispetto alla prima: cambia la postura ideologica, cambia la proiezione della Casa Bianca nel mondo. Con «l’isolazionismo» di tradizione jacksoniana che sta lasciando il posto alla auto-percezione di essere un’isola a tutti gli effetti. E da qui la riaffermazione dell’egemonia sui mari attraverso la flotta militare, i dazi e il commercio. Non a caso quando il tycoon parla di annessione di territori limitrofi quali Canada, Panama e Groenlandia, c’è in realtà un disegno geografico molto preciso:
la creazione di una sorta di «Grandissima Bretagna» bagnata dagli Oceani.
Se la «Brexit» firmata da Boris Johnson aveva riavvicinato più che mai Londra e Washington; l’arrivo di Keir Starmer a Downing Street, privo della retrovia politica dei democratici alla Casa Bianca, sta producendo un disallineamento strategico senza precedenti. Non a caso, l’attivismo del premier laburista di queste ultime settimane, soprattutto nell’Europa continentale in funzione anti-russa, è la conseguenza di un riposizionamento dell’Inghilterra che ora si ritrova da sola a fronteggiare il Cremlino in una guerra ibrida, paranoica e permanente.
Tra pressione interna e internazionale, non sorprende che la popolarità dell’attuale premier Keir Starmer stia crollando e che il partito Reform di Nigel Farage stia crescendo radicalmente nei consensi, al punto da essere in
testa ai sondaggi. Un fatto inedito nella storia recente anglosassone, che significherebbe la fine del bipolarismo come lo abbiamo sempre conosciuto fino ad adesso.
Non è da escludere infatti l’ascesa tardiva in Inghilterra di un governo post-populista e post-conservatore con a capo Nigel Farage, il quale, dopo aver dettato l’agenda politica inglese degli ultimi dieci anni prima costringendo David Cameron a indire il referendum per la Brexit, ora portando i laburisti su posizioni securitarie e anti-immigrazioniste potrebbe riuscire a ritagliarsi un ruolo da protagonista. Sempre che gli Stati Uniti abbiano interesse a salvare il «Patto Transatlantico».
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