se nessuno è responsabile allora è tutta “colpa” tua, caro ragazzo!

Premessa: “Io so” – per dirla alla Pier Paolo Pasolini – ma non posso raccontarvi tutto ciò che accade nella Scuola (con la “S” maiuscola). “Io so” ma il codice di comportamento disciplinare per i dipendenti dello Stato mi obbliga ad astenermi “da qualsiasi intervento o commento che possa nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della pubblica amministrazione in generale”. Ho il bavaglio. Mi sta stretto ma ce l’ho. Mi hanno costretto ad indossarlo.
Io non so cosa è accaduto al “Pacinotti” di Fondi, l’istituto frequentato da Paolo Mendico che a 14 anni si è suicidato. Non so nemmeno – come dicono i genitori – se l’abbia fatto perché aveva subito bullismo ma so che, come sempre, non è stato nessuno. E’ così. Ovunque.
In queste ore, non c’è alcuna persona che faccia un mea culpa. Non si mettono la mano al petto i suoi compagni, gli amici, la psicologa d’istituto che lo incontrava; la dirigente scolastica che in perfetto “presidenzialese” ha detto a La Repubblica: “Agli atti non c’è nessuna denuncia formale nei confronti dell’istituto. Diciamo che il padre era spesso presente a scuola e veniva a parlare con la responsabile di plesso”.
Nessun “mea culpa” – logicamente – da parte di chi gli stava vicino travolti da questa disgrazia. Tanto meno del ministro dell’Istruzione e del Merito che anzi ha inviato subito gli ispettori.
Eppure ci dev’essere qualcuno che ha ascoltato Paolo, che ha intuito qualcosa dai suoi comportamenti, dai suoi occhi, dalla sua voce. Ci dev’essere chi, non poteva certo immaginare che si sarebbe suicidato ma poteva capire che Paolo stava male. Sembra che “tutti” abbiano eseguito il loro dovere: l’ha fatto il protocollo; il regolamento pure; il patto di corresponsabilità non è mancato al suo compito; il Ptof, figuriamoci!
Alla fine “la colpa” è solo sua, di Paolo.
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