Se la logica della forza soppianta quella della giustizia
La risposta a questa crisi e la strada da intraprendere con coraggio è quella di ricostruire comunità che permettono alle persone di formarsi un pensiero critico e libero, senza essere inquinate dalla mentalità dominante; capaci di ridare centralità all’economia reale e al lavoro dignitoso, di costruire opere sociali come risposte solidali ai bisogni, di fare scelte di lungo periodo per il bene comune, senza lasciare indietro nessuno.
Dalle considerazioni fatte e dalla voglia di reagire a questa situazione emerge quella che si può definire “la messa a sistema di tutti”, cioè la sussidiarietà.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel “tempo dell’individualismo esasperato”, ha richiamato con forza e lucidità il vocabolo della prima persona plurale, il “noi”, in occasione del primo Premio Sussidiarietà che ha recentemente ricevuto al Quirinale.
Ha detto il Capo dello Stato: “Le identità plurali delle nostre comunità, locali, sociali, sono il frutto del convergere delle persone verso mete comuni e, a loro volta, partecipano della costruzione del percorso verso il bene comune della nostra società. In questa maniera si invera la democrazia che è fatta di sostanza e non di mera forma”. Mattarella ha concluso: “Per affrontare le sfide locali come quelle nazionali, come quelle globali, è indispensabile rilanciare la cultura che viene espressa dal “noi”.
Dando uno sguardo agli ultimi quarant’anni, si può affermare che il Presidente della Repubblica ha rovesciato, con questo “noi” e con l’elogio della sussidiarietà, il pensiero anglosassone che ha caratterizzato la svolta epocale, sociale ed economica, che avevano quasi idealizzato il Presidente Usa Ronald Reagan e soprattutto la premier britannica Margaret Thatcher. Fu in quegli anni che alcuni accademici noti e meno noti svilupparono il recupero e la rivalutazione dell’individualismo economico.
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