Se i dazi di Trump convengono alla Cina
Gli esportatori di tutto il mondo stanno trovando in Cina il mercato per i milioni di tonnellate di merci invendute a causa dei dazi.

Mentre Donald Trump resta irremovibile nella sua idea che i nuovi dazi creeranno posti di lavoro e saranno un forte stimolo per l’economia degli Stati Uniti, il resto del mondo agisce di conseguenza, creando nuove e impreviste sinergie e rimodellando le rotte commerciali globali del settore alimentare e delle bevande.
Esportatori di prodotti chiave come caffè, tè e frutti di mare si stanno rivolgendo sempre più a mercati alternativi, con la Cina in prima linea, per aggirare le pesanti tariffe imposte da Washington.
Il commercio mondiale dopo i dazi
L’esempio più importante è probabilmente il Brasile, il più grande produttore di caffè al mondo, che è stato colpito da una delle più alte tasse di importazione, con tariffe del 50%: una mossa che ho ovviamente reso il mercato americano meno attraente per gli esportatori brasiliani, che ora cercano acquirenti per circa otto milioni di sacchi di caffè precedentemente destinati ai torrefattori statunitensi.
Si volgono quindi gli sguardi alla Cina, grazie alla sua crescente cultura del caffè e al suo enorme mercato. Hugo Portes, broker specializzato nel caffè, intervistato dalla BBC, ha dichiarato: “se i dazi hanno lo scopo di indebolire il Brasile, in realtà stanno spingendo i venditori più vicino alla Cina”. Solo a luglio, in previsione dell’entrata in vigore delle nuove tariffe, oltre 180 aziende brasiliane di caffè si sono registrate per esportare in Cina, una mossa definita “senza precedenti”.
Anche l’India sta vivendo una situazione simile, con un dazio statunitense del 50% su merci come tè e frutti di mare, in vigore da agosto. Molti acquirenti statunitensi di gamberi hanno sospeso i nuovi ordini, creando preoccupazione tra i produttori. K N Raghavan, della Seafood Exporters Association of India, ha commentato: “Sarà un momento difficile”, aggiungendo però che i produttori del suo paese probabilmente venderanno di più alla Cina, il secondo mercato di esportazione per i frutti di mare indiani. Mohit Agarwal di Asian Tea and Exports ha confermato che la Cina “è in cima alla lista dei mercati alternativi”.
Questa riorganizzazione del commercio globale ha conseguenze dirette anche per i consumatori americani: l’impossibilità di produrre negli USA beni come caffè o gamberi sta mettendo in difficoltà molte aziende, mentre gli analisti prevedono che almeno una parte dei costi dei dazi sarà trasferita ai consumatori. Secondo il consulente Luke Waite, il prezzo di un sacco di caffè brasiliano potrebbe aumentare di circa il 25%, portando a un rincaro fino al 7% per tazza di caffè. “Sembra poco, ma questi costi si sommano giorno per giorno”, ha affermato.
Nonostante i dazi, alcuni importatori statunitensi continuano a fare ordini, non potendo permettersi di avere scaffali vuoti e non avendo trovato fornitori alternativi. Abuthahir Aboobakar, esportatore indiano di frutti di mare, ha sottolineato questo punto: “Gli acquirenti statunitensi hanno già messo i loro soldi, anche tenendo conto del dazio del 50%”. Per esportatori come lui, la strategia è chiara. “Ci siamo già diversificati”, ha detto. “Paesi come la Cina e l’Europa avranno una quota maggiore nelle nostre esportazioni in futuro. Quindi questa sarà la strategia”.
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