Liguria

Se è Orlando non si perda tempo


Genova. Ancora non si sa se le elezioni regionali in Liguria, dopo le dimissioni di Giovanni Toti, saranno il 28-28 ottobre o qualche settimana dopo, a novembre, in caso di accorpamento con le elezioni in Emilia Romagna e Umbria. Tuttavia, per parte del centrosinistra, questo mese di agosto sembra un periodo di tempo troppo lungo per non sfruttarlo in una logica di campagna elettorale.

Bene i temi, bene i “tavoli allargati” annunciati dal Pd e che dovranno portare un contributo al programma della coalizione, ma c’è chi scalpita e teme che l’attendismo sulla definizione del nome del candidato – quello in pole è ovviamente Andrea Orlando – possa apparire come incomprensibile agli elettori.

L’ex ministro spezzino, parte dell’area del Pd che sostiene la segretaria Elly Schlein, ha dato da mesi la propria disponibilità ed è considerato un candidato forte e credibile. Da settimane interviene sulla scena politica come se fosse già in corsa, su argomenti specifici – soprattutto sanità e grandi opere – e su strategie più ampie – la necessità di presentarsi alle elezioni con un ventaglio più ampio possibile – però la mancanza di un’investitura crea disordine e incertezza.

“E’ il momento in cui dobbiamo parlare con una sola voce – dice Gianni Pastorino, capogruppo di Linea Condivisa in consiglio regionale – se sul territorio siamo tutti d’accordo è giunta l’ora di quagliare, anche perché un mese prima delle elezioni bisognerà essere pronti con le liste delle candidature, ma soprattutto perché si rischia di apparire come slegati in una fase storica in cui invece siamo coesi nella direzione di offrire ai liguri un’alternativa al centrodestra che si riconosce in Toti”.

La stessa impazienza regna non solo tra altri alleati ma anche all’interno dello stesso dello Pd, e in particolare di chi, convinto della soluzione Orlando, non sia tentato dai richiami dell’ipotesi di un’alternativa più “civica”, stile Marco Russo a Savona.

Anche dal Movimento 5 Stelle in Liguria non si avverte la necessità di accelerare con il nome del candidato a prima di Ferragosto. Su Orlando nessuno ha messo veti, apertamente, ma la convinzione è che i giochi non siano davvero fatti e, secondo fonti pentastellate, no, un eventuale dietrofront sul nome, se ne arrivasse uno migliore, non sarebbe deleterio. Nei mesi passati questo nome era stato quello dell’ex parlamentare Tiziana Beghin ma non sembra così peregrina neppure l’idea di un ritorno di Luca Pirondini, oggi senatore. Sempre che il regolamento del M5s non interpreti il suo “mezzo” secondo mandato da consigliere comunale come “mandato intero”.

Si tratta di pour palrler ma l’impressione è che la causa dei ritardi nella definisione del candidato – sia Orlando oppure no – non sia da ricercarsi nei partiti a livello regionale, ne tanto meno nel Pd ligure, dove ci si sta muovendo con assemblee e direzioni e un calendario fitto di appuntamenti da qui a settembre, ma a livello di equilibri nazionali, legati soprattutto al rapporto tra gli “azionisti di maggioranza” della coalizione, Pd e M5s, ma anche alla collocazione che Italia Viva deciderà in Liguria.

Il 18 luglio i leader nazionali di Pd, M5s e verdisinistra si sono visti mano nella mano in piazza De Ferrari, a Genova, nella manifestazione per chiedere le dimissioni di Toti. Una manifestazione che, si pensava, sarebbe stato il calcio d’inizio della campagna elettorale. Ma nei giorni successivi, a parte le dimissioni di Toti, non ci sono state grandi svolte.

Non è un segreto che quegli stessi partiti stiano ragionando non solo su quello che accadrà in Liguria e sul candidato alle elezioni regionali liguri ma anche sulla base delle sfide in Emilia, dove il candidato sarà con ogni probabilità il sindaco di Ravenna, “bonacciniano”, Michele De Pascale, e Umbria, dove la favorita sembra essere la civica Stefania Proietti, sindaca di Assisi. Se in Umbria la corsa fosse stata diretta dai M5s le cose sarebbero state sicuramente più semplici.

Tuttavia tra gli elementi di discussione a livello nazionale, quello più spinoso riguarda il famoso “campo largo”. A Giuseppe Conte l’idea che Matteo Renzi possa tornare a fare il bello e il cattivo tempo nella coalizione, non piace. In Liguria, peraltro, Italia Viva non ha ancora deciso una linea. A Genova, come noto, il partito è perfettamente integrato nella maggioranza del sindaco Marco Bucci. E Raffaella Paita ha già messo i puntini sulle “i” in tema di infrastrutture e grandi opere. Puntini che non coincidono con quelli di chi è a sinistra del Pd.




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